AttualitàLa cucina italiana è patrimonio dell’umanità UNESCOIl 10 dicembre 2025 l'Unesco ha riconosciuto la cucina italiana come patrimonio culturale immateriale dell'umanità, prima tradizione gastronomica al mondo nella sua interezza.Giorgio Loda • 10 Dicembre 2025, 11:37 Guarda le VideoricetteSeguici su YouTube Anelli di Zucchine Seguici su YouTube! Anelli di Zucchine Il 10 dicembre 2025, a Nuova Delhi, il Comitato intergovernativo dell’Unesco ha sancito all’unanimità un riconoscimento storico per il nostro Paese: la cucina italiana entra ufficialmente nella Lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Si tratta della prima tradizione gastronomica al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza, un primato che celebra non soltanto ricette e sapori, ma un intero sistema culturale, sociale ed economico radicato nei territori e nelle comunità.La decisione del Comitato arriva dopo un percorso iniziato nel marzo 2023, quando il governo italiano, su iniziativa del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste e del Ministero della Cultura, presentò la candidatura dal titolo “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”. Il dossier, curato dal costituzionalista Pier Luigi Petrillo della Luiss Guido Carli e coordinato scientificamente dallo storico dell’alimentazione Massimo Montanari, ha raccolto un lavoro certosino di documentazione e ricerca, testimonianze e dati che raccontano l’unicità della tradizione gastronomica italiana.Il 10 novembre 2025, l’organo tecnico dell’Unesco aveva già espresso una valutazione preliminare positiva, consigliando l’iscrizione della cucina italiana nella prestigiosa lista. Secondo Pier Luigi Petrillo, quel primo parere favorevole indicava che il dossier era ben costruito e coerente con gli obiettivi dell’organizzazione internazionale, pur precisando che il giudizio definitivo rimaneva nelle mani del Comitato intergovernativo, che avrebbe potuto rivedere completamente la decisione durante la sessione indiana. Dopo settimane di attesa, la delibera è stata accolta con applausi dalla delegazione italiana presente in sala, guidata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani.Secondo la motivazione ufficiale dell’Unesco, la cucina italiana rappresenta “una miscela culturale e sociale di tradizioni culinarie”, intesa come un modo per prendersi cura di sé stessi e degli altri, esprimere amore e riscoprire le proprie radici culturali, offrendo alle comunità uno sbocco per condividere la loro storia e descrivere il mondo che le circonda. L’organizzazione ha sottolineato come le pratiche gastronomiche italiane favoriscano l’inclusione sociale, rafforzino i legami familiari e comunitari, incoraggino la condivisione e promuovano un senso di appartenenza che supera barriere culturali e generazionali.La candidatura italiana non riguarda un singolo piatto o una ricetta, ma un modello culturale condiviso, fatto di esperienze comunitarie, scelta consapevole delle materie prime, convivialità del pasto, trasmissione dei saperi alle nuove generazioni e rispetto delle stagioni e dei territori. La cucina italiana viene descritta come un patrimonio fatto di saperi, gesti, ritualità e convivialità tramandate nel tempo, un equilibrio tra uomo e ambiente che tutela la biodiversità, valorizza le produzioni locali, favorisce il riuso degli alimenti e promuove abitudini alimentari consapevoli. Il riconoscimento dell’Unesco evidenzia inoltre come l’attenzione agli sprechi, la valorizzazione degli ingredienti e il rispetto della stagionalità rappresentino elementi strutturali di una tradizione che si è evoluta senza perdere la propria identità.A promuovere la candidatura sono state tre comunità che da decenni custodiscono e promuovono la cultura gastronomica italiana: l’Accademia Italiana della Cucina, istituzione culturale della Repubblica italiana fondata nel 1953 e che vanta oggi oltre 220 sedi in Italia e più di 80 all’estero con circa 7500 accademici associati; la Fondazione Casa Artusi, fondata nel 2007 al fine di promuovere la cucina italiana; e la storica rivista La Cucina Italiana, fondata nel 1929, la più antica rivista gastronomica al mondo. Queste realtà hanno contribuito a mettere in evidenza il carattere partecipativo e diffuso delle pratiche culinarie nazionali, offrendo una visione articolata del patrimonio immateriale associato al cibo.Il riconoscimento è stato accolto con soddisfazione dalle massime cariche dello Stato. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un messaggio video, ha dichiarato che si tratta di “un primato che ci rende orgogliosi”, sottolineando come la cucina italiana rappresenti il nostro ambasciatore più formidabile. Per Meloni, la cucina non è soltanto cibo o un insieme di ricette, ma cultura, tradizione, lavoro e ricchezza, elementi che onoraro l’identità della nazione. Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha commentato che l’Italia ha vinto e che questa festa appartiene a tutti perché parla delle radici, della creatività e della capacità di trasformare la tradizione in valore universale. Lollobrigida ha inoltre evidenziato come questo riconoscimento rappresenti un motivo di orgoglio ma anche di consapevolezza dell’ulteriore valorizzazione di cui godranno prodotti, territori e filiere, costituendo uno strumento in più per contrastare chi cerca di approfittare del valore che tutto il mondo riconosce al Made in Italy.Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha sottolineato come la cucina italiana rispecchi la società, la storia e il rapporto con il territorio, arricchendosi di ingredienti, rituali e occasioni unici, affermando che la storia del cibo è storia della civiltà e che la pluralità della cucina italiana merita pieno riconoscimento Unesco. Giuli ha anche ricordato come i sindaci e le amministrazioni locali siano stati parte integrante del percorso che ha portato alla candidatura, attraverso iniziative come “Il pranzo della domenica”, promossa congiuntamente dal Masaf, dal Ministero della Cultura e dall’Anci, simbolo di un rito che unisce idealmente il Paese dal nord al sud.L’Italia conquista così il record mondiale di riconoscimenti nel settore agroalimentare, salendo a quota 21 nella Lista del patrimonio immateriale dell’Unesco. Tra i precedenti riconoscimenti figurano la Dieta Mediterranea, bene transnazionale iscritto nel 2013 che include più Paesi del bacino mediterraneo; la vite ad alberello di Pantelleria, iscritta nel 2014; e l’Arte del pizzaiuolo napoletano, riconosciuta nel 2017 come pratica culinaria che comprende varie fasi, dalla preparazione dell’impasto al movimento rotatorio del pizzaiuolo fino alla cottura nel forno a legna. A differenza di questi riconoscimenti settoriali, la candidatura italiana della cucina nel suo complesso celebra un’intera tradizione culinaria quotidiana, diffusa e non legata a un singolo rito o piatto, rappresentando un unicum a livello mondiale.Dietro l’aspetto simbolico del riconoscimento si cela anche un impatto economico tangibile di straordinaria portata. La ristorazione italiana, con oltre 330mila imprese, rappresenta una rete produttiva capillare e un presidio di cultura locale che contribuisce per circa il 15 per cento al PIL nazionale, trainato da turismo, agroalimentare ed export. Secondo le valutazioni della Federazione esercenti pubblici Confesercenti, il riconoscimento Unesco potrebbe generare incrementi realistici tra il 6 e l’8 per cento nelle presenze turistiche nei primi anni successivi al riconoscimento, per poi assestarsi su una crescita più moderata tra il 2 e il 3 per cento nell’arco dei cinque anni successivi. Complessivamente, la spinta potrebbe generare circa 18 milioni di presenze turistiche in più in due anni.L’effetto Unesco, storicamente, si è dimostrato concreto in altri Paesi. In Francia, dopo il riconoscimento del pasto gastronomico nel 2010, la spesa turistica legata alla ristorazione è cresciuta del 12 per cento in pochi anni. In Messico, la candidatura ha rilanciato le comunità rurali del Michoacán, cuore della tradizione culinaria del Paese. Per l’Italia, con la sua rete di prodotti Dop e Igp e 5500 tipicità censite, l’impatto potenziale risulta straordinario. Il riconoscimento ha anche un valore strategico nella lotta all’Italian sounding, il mercato dei falsi Made in Italy che secondo Coldiretti vale oltre 100 miliardi di euro. Il marchio Unesco funziona infatti come garanzia di autenticità culturale, rafforzando la tutela dei prodotti e delle pratiche legate al territorio.Secondo i dati del Foodservice Market Monitor 2025 stilato da Deloitte, la cucina tricolore nel mondo sviluppa un valore complessivo di 251 miliardi di euro e rappresenta il 19 per cento del mercato globale dei ristoranti con servizio al tavolo. L’export del comparto agroalimentare italiano ha chiuso il 2024 con il valore record di 67,5 miliardi di euro, registrando un incremento dell’8,3 per cento rispetto al 2023 e rappresentando quasi l’11 per cento delle esportazioni totali del Paese. Giancarlo Banchieri, presidente di Fiepet Confesercenti, ha sottolineato che un riconoscimento Unesco agisce da moltiplicatore per turismo, economia e immagine del Paese, ma perché questa spinta si traduca in sviluppo reale servono politiche lungimiranti quali semplificazione amministrativa, sostegno agli investimenti, formazione qualificata e regole stabili per le imprese che ogni giorno rappresentano l’Italia.Il riconoscimento rappresenta inoltre un’occasione per rilanciare l’educazione alimentare e la trasmissione culturale alle nuove generazioni. Roberta Garibaldi, componente del Comitato Scientifico presieduto dal professor Massimo Montanari, ha affermato che la candidatura Unesco deve essere accompagnata da azioni concrete di tutela attiva, con tre direzioni prioritarie: introdurre stabilmente l’educazione alimentare nelle scuole, dove i giovani possano apprendere le tecniche di cucina di base, le ricette tradizionali, i valori legati alla sostenibilità e alla stagionalità, la storia dei prodotti e dei territori; utilizzare i social network come luoghi di trasmissione culturale; e attivare una strategia nazionale che unisca educazione, comunicazione e coinvolgimento culturale, trasformando scuole e social media nei nuovi custodi della cucina italiana.Il cucinare all’italiana è descritto dall’Unesco come una pratica comunitaria che si rinnova nel tempo e che permette a ciascuno di partecipare alla costruzione dell’identità gastronomica. Le ricette tramandate, i rituali della tavola, l’attenzione agli ingredienti e la capacità di adattarsi alle trasformazioni sociali fanno della cucina italiana un patrimonio vivo. La dimensione intergenerazionale, con ruoli spesso intercambiabili, sostiene una costante evoluzione dei saperi e rafforza il senso di appartenenza. L’Unesco riconosce in questo processo un valore universale, capace di superare barriere culturali e di favorire una partecipazione ampia e inclusiva. Il risultato è un sistema che unisce territorio, tradizione e relazioni sociali, contribuendo alla tutela e alla diffusione del patrimonio immateriale italiano.La cucina italiana viene ritenuta dall’organizzazione internazionale inclusiva e sostenibile, con l’aderenza a principi come il contrasto allo spreco alimentare e la riduzione del consumo di risorse che la rendono un modello di sostenibilità ambientale. La decisione dell’Unesco rappresenta anche un riconoscimento del saper fare e del saper esportare delle imprese agroalimentari italiane, veri e propri ambasciatori non soltanto del cibo ma della società italiana nel mondo. Andrea Segrè, presidente della Fondazione Casa Artusi, aveva sottolineato nelle settimane precedenti alla decisione che questo passaggio era molto atteso e importante, perché significava che il dossier scritto dal professor Massimo Montanari insieme a Pier Luigi Petrillo era stato valutato positivamente.La delegazione italiana presente a Nuova Delhi era composta da Liborio Stellino, ambasciatore presso l’Unesco, Maddalena Fossati, presidente del Comitato Promotore per la candidatura della cucina italiana e direttrice della storica rivista La Cucina Italiana, il curatore del dossier Pier Luigi Petrillo insieme al professor emerito Massimo Montanari, e le funzionarie del Ministero della Cultura Maria Assunta Peci ed Eleonora Sinibaldi. La presenza del ministro degli Esteri Antonio Tajani testimonia l’importanza strategica attribuita dal governo italiano a questo riconoscimento, nell’ambito di una più ampia strategia di diplomazia della crescita per sostenere nel mondo le imprese italiane in ogni settore, a partire da quello agroalimentare.Il percorso verso il riconoscimento ha visto anche il coinvolgimento delle comunità locali attraverso iniziative di sensibilizzazione. Il 21 settembre 2025, in tanti Comuni italiani si è celebrato “Il pranzo della domenica – Italiani a tavola” per sostenere la candidatura, un momento di incontro, tradizione e convivialità che valorizza il legame tra cibo, cultura e comunità. Il ministro Francesco Lollobrigida aveva spiegato in quella occasione che non si candidava un modo di cucinare, ma un rito che appartiene a tutti gli italiani, fatto di cibi, tradizioni e convivialità, rappresentando la massima espressione culturale che il mondo invidia al nostro Paese.Il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio immateriale dell’umanità costituisce un traguardo che unisce territori, imprese e comunità, celebrando la forza di una cultura che è identità nazionale, orgoglio e visione. La cucina italiana è il racconto di un popolo che ha custodito i propri saperi e li ha trasformati in eccellenza, generazione dopo generazione, in un processo che continua a evolversi pur mantenendo salde le proprie radici. Questo riconoscimento rappresenta un punto di partenza per consolidare attraverso politiche concrete la tutela delle denominazioni e delle filiere corte, il sostegno alle imprese agricole e alle aree interne, la difesa del lavoro dignitoso, il contrasto al caporalato, la promozione dell’educazione alimentare e della sostenibilità ambientale, garantendo che dietro a questo titolo ci siano più diritti, più qualità e più futuro per chi produce e per chi consuma.