AttualitàIl Miglior Tiramisù del Mondo è Giapponese: Trionfa Aya OkadaLa pasticciera giapponese Aya Okada trionfa al campionato mondiale di tiramisù a Roma con una creazione a forma di pianoforte, battendo Italia e Marocco.Giorgio Loda • 12 Novembre 2025, 16:09 Guarda le VideoricetteSeguici su YouTube Anelli di Zucchine Seguici su YouTube! Anelli di Zucchine Roma ha ospitato il World Trophy of Professional Tiramisù, campionato mondiale dedicato al dolce simbolo della tradizione italiana, ideato e organizzato dalla Federazione Internazionale Pasticceria Gelateria Cioccolateria. La competizione, tenutasi il sette novembre presso l’Hotel Roma Aurelia Antica, ha visto sfidarsi maestri pasticceri provenienti da dieci nazioni: Italia, Francia, Australia, Giappone, Marocco, Messico, Cina, Perù, Senegal e Colombia.A conquistare il gradino più alto del podio è stata la ventinove enne giapponese Aya Okada, originaria della prefettura di Ishikawa, che ha stupito la giuria internazionale con una creazione dalla tecnica impeccabile e dall’estetica raffinata. La sua proposta innovativa, un tiramisù a forma di pianoforte a coda impreziosito da ciliegie al maraschino e amarene, ha incarnato perfettamente l’equilibrio tra tradizione e contemporaneità, unendo precisione esecutiva, armonia gustativa e una presentazione scenografica che ha lasciato il segno.La competizione prevedeva la realizzazione di due versioni del celebre dessert nell’arco di due ore: una classica, preparata esclusivamente con gli ingredienti tradizionali della ricetta trevigiana, ovvero savoiardi, mascarpone, uova, zucchero, caffè e cacao amaro, e una innovativa, in cui i concorrenti hanno potuto esprimere la propria creatività rispettando però tre vincoli: la presenza di una parte cotta, di un formaggio fresco spalmabile e del caffè. La classifica finale è stata determinata dalla somma dei punteggi ottenuti nelle due prove, valutando tecnica, equilibrio degli ingredienti, presentazione e capacità innovativa.La giuria di alto profilo, composta da esperti della pasticceria internazionale, è stata presieduta da Marco Paolo Molinari e comprendeva nomi di rilievo del settore quali Ciro Chiummo, Taizo Shibano, Nabil Barina e Francesca Speranza. I giudici hanno decretato la vittoria della pasticciera nipponica dopo un’attenta valutazione che ha premiato non soltanto la bontà del dolce, ma anche la cura maniacale dei dettagli e la capacità di reinterpretare un’icona della pasticceria italiana senza snaturarne l’essenza.Il trionfo di Aya Okada non rappresenta una sorpresa per chi conosce la filosofia della pasticceria giapponese, caratterizzata da una ricerca ossessiva della perfezione, da una precisione quasi chirurgica nell’esecuzione e da un’estetica che considera ogni dolce come un’opera d’arte commestibile. La tradizione dei wagashi, i dolci tradizionali nipponici, ha infatti forgiato generazioni di pasticceri abituati a lavorare con gesti ancestrali, movimenti coreografici e un’attenzione maniacale alla forma, al colore e alla stagionalità. Questa cultura del dettaglio, unita alla capacità di assimilare e reinterpretare tecniche straniere, ha permesso alla giovane campionessa di trasformare il tiramisù in una sinfonia di gusto ed eleganza visiva.Sul secondo gradino del podio si è classificata l’Italia, rappresentata dalla pasticciera siciliana Milena Russo, originaria di Capo d’Orlando in provincia di Messina, già vincitrice del campionato nazionale. La sua creazione, denominata Amor Misù, ha conquistato la giuria con un’interpretazione raffinata e profumata che unisce rosa bulgara, caffè, lampone e pepe rosa, accompagnati da un savoiardo aromatizzato al rosmarino e limone. La proposta siciliana ha dimostrato come la tradizione mediterranea possa dialogare con il dolce trevigiano, introducendo note floreali e agrumate che evocano le colline dell’isola senza tradire l’identità del dessert.A completare il podio internazionale è stato il Marocco, con il pasticciere Simon Loutid e la sua creazione Nostalgia di un bambino, un omaggio poetico all’Africa presentato come un fiore di bissap che evoca i profumi intensi di vaniglia e ibisco. Il dessert marocchino ha portato nella competizione una dimensione narrativa ed emotiva, celebrando i ricordi dell’infanzia attraverso ingredienti simbolici e una presentazione evocativa che ha saputo toccare le corde della memoria e dell’identità culturale.Il presidente della Federazione Internazionale Pasticceria Gelateria Cioccolateria, Matteo Cutolo, titolare della celebre Pasticceria-Gelateria Generoso di Ercolano e campione del mondo di pasticceria nel duemiladiciassette, ha commentato l’evento sottolineando come questa competizione rappresenti l’essenza della pasticceria contemporanea, fondata sul rispetto per la tradizione, sull’apertura verso il mondo e sul desiderio di innovare senza perdere l’identità. Secondo Cutolo, il tiramisù si conferma oggi un linguaggio universale capace di unire culture e professionisti di ogni parte del pianeta, dimostrando come un dolce nato a Treviso nella seconda metà del Settecento o nell’Ottocento, secondo la memoria storica della Gioiosa Marca, abbia conquistato il mondo trasformandosi in un simbolo globale di creatività e passione.La storia del tiramisù affonda le radici nella tradizione contadina trevigiana, dove era consuetudine preparare lo sbatudin, un composto di tuorlo d’uovo sbattuto con lo zucchero utilizzato come ricostituente per i lavoranti e per i novelli sposi. A questo preparato semplice furono poi aggiunti mascarpone, caffè e cacao, ingredienti che le famiglie venete ricordano di aver gustato fin da prima dell’ultima guerra mondiale. La tradizione orale locale narra che il dolce sarebbe stato perfezionato in una casa di piacere del centro storico di Treviso, dove veniva servito ai clienti con la frase dialettale “desso ve tiro su mi”, ad indicare le proprietà rinvigorenti del dessert.La prima apparizione pubblica del tiramisù nel menù di un ristorante risale al millenovecentosettanta, quando il cuoco-pasticcere Loly Linguanotto lo propose per la prima volta presso il ristorante Le Beccherie di Treviso, riscuotendo un successo immediato che lo portò ad essere adottato prima negli altri ristoranti della città, poi in tutto il Veneto e infine nell’intera penisola. Nel millenovecentoottantatré, l’enogastronomo Giuseppe Maffioli certificò ufficialmente la nascita e la paternità del tiramisù nel suo libro “La cucina trevigiana”, riportando la ricetta originale con il titolo “il Tiramisù legittimo delle Beccherie”.Il risultato del campionato mondiale ha suscitato reazioni contrastanti nel pubblico italiano: da una parte chi si è sentito ferito nell’orgoglio nazionale vedendo primeggiare una pasticciera straniera nella preparazione di un dolce simbolo dell’Italia, dall’altra chi ha compreso e apprezzato l’universalità della cucina italiana, sempre in evoluzione e capace di viaggiare, contaminarsi e reinventarsi mantenendo intatta la propria essenza. Il Giappone ha dimostrato di saper fare ciò che gli riesce meglio: prendere qualcosa di iconico, studiarlo con rispetto e precisione millimetrica e trasformarlo in un’arte raffinata.La vittoria giapponese conferma il fascino universale di uno dei dolci più amati al mondo e la capacità del tiramisù di dialogare con culture diverse, dalla versione tradizionale alle varianti più creative. L’evento romano ha dimostrato come le nuove generazioni di pasticceri siano sempre più attente all’equilibrio, all’estetica e alla sostenibilità, portando il dolce italiano per eccellenza verso una dimensione globale ma autentica. Il tiramisù continua a rappresentare l’eccellenza della pasticceria italiana e la sua straordinaria capacità di ispirare scuole e stili diversi in ogni continente, confermandosi patrimonio internazionale capace di unire tradizione e innovazione in una sintesi armoniosa che supera confini geografici e culturali.Aya Okada, classe millenovecentonovantasei, difenderà il titolo mondiale per i prossimi due anni, portando con sé non soltanto il prestigio della vittoria, ma anche la responsabilità di rappresentare l’evoluzione contemporanea di un dolce che da Treviso ha conquistato il pianeta, diventando simbolo di come la cucina possa essere al tempo stesso radicata nelle proprie origini e aperta al dialogo con il mondo intero.