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Formaggio a Latte Crudo Ritirato Per Listeria, Formaggella Richiamata Dai Supermercati

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Anelli di Zucchine

Il Ministero della Salute ha disposto il richiamo di due lotti di formaggella a latte crudo prodotta dal Caseificio Sociale Valsabbino, azienda cooperativa attiva dal 1982 in Valsabbia, precisamente a Sabbio Chiese, in provincia di Brescia. La decisione si è resa necessaria dopo la rilevazione della presenza di Listeria monocytogenes in uno dei due lotti sottoposti ad analisi, mentre il secondo è stato richiamato in via precauzionale.

I lotti interessati dal provvedimento sono identificati con i numeri 1445 e 1462. Il prodotto viene commercializzato in forme intere da 1,7 chilogrammi e, secondo quanto riportato negli avvisi ufficiali diffusi dal dicastero, non sono indicati termini minimi di conservazione o date di scadenza specifiche. Il marchio di identificazione dello stabilimento è IT 03 423 CE, corrispondente allo stabilimento di produzione situato in Località Mondalino.

La Listeria monocytogenes rappresenta uno dei patogeni di origine alimentare più pericolosi, essendo responsabile della listeriosi, infezione che può manifestarsi in due forme distinte. La forma diarroica si presenta generalmente entro poche ore dall’ingestione dell’alimento contaminato, mentre la forma invasiva o sistemica può svilupparsi anche dopo periodi prolungati, talvolta fino a novanta giorni dal consumo. Quest’ultima variante può evolvere in sepsi, meningiti ed encefaliti, rappresentando una minaccia particolarmente seria per determinate categorie di persone.

Le categorie maggiormente a rischio comprendono pazienti immunodepressi, persone affette da malattie croniche, anziani oltre i settanta anni, neonati e donne in gravidanza. Per queste ultime, l’infezione può manifestarsi con sintomi simili a una sindrome influenzale, accompagnata da febbre e affaticamento, ma le conseguenze sul feto possono essere devastanti, causando aborto spontaneo, parto prematuro, morte fetale o listeriosi congenita. La probabilità di contrarre l’infezione da alimenti risulta diciassette volte maggiore per le gestanti rispetto alla popolazione generale.

Questo batterio Gram-positivo si distingue per caratteristiche che lo rendono particolarmente insidioso nell’ambito della sicurezza alimentare. A differenza di altri microrganismi patogeni, la Listeria monocytogenes è in grado di sopravvivere e moltiplicarsi in condizioni ambientali estremamente sfavorevoli per altri batteri. La sua capacità di crescere a temperature di refrigerazione comprese tra due e quattro gradi Celsius rappresenta una delle sue peculiarità più preoccupanti, rendendo inefficace la semplice conservazione in frigorifero come misura preventiva. Il microrganismo tollera inoltre ambienti salati, pH mediamente acidi e resiste ai nitriti, all’essiccamento e al congelamento.

Gli alimenti principalmente associati alla listeriosi comprendono latte crudo, formaggi molli e poco stagionati, carni fresche e congelate, prodotti a base di carne come paté e salumi cotti, pesce affumicato come il salmone, prodotti ittici e vegetali preconfezionati. Nel caso specifico dei formaggi a latte crudo, il rischio è strettamente correlato al periodo di stagionatura. I formaggi a pasta dura e lunga stagionatura, come il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano o il Pecorino Romano, creano durante la maturazione condizioni sfavorevoli allo sviluppo della Listeria, risultando sostanzialmente sicuri. Al contrario, i formaggi freschi o a breve stagionatura rappresentano un substrato favorevole per la proliferazione del patogeno.

La produzione di formaggi a latte crudo costituisce un elemento caratterizzante della tradizione casearia italiana, permettendo di preservare la flora microbica naturale del latte e conferendo ai prodotti caratteristiche organolettiche uniche, rappresentative dell’area di produzione e dell’alimentazione degli animali. Tuttavia, l’assenza di trattamenti termici come la pastorizzazione comporta la necessità di adottare procedure estremamente rigide durante tutte le fasi produttive, dalla raccolta del latte alla stagionatura, per garantire la sicurezza del consumatore finale.

Il Caseificio Sociale Valsabbino nasce nell’ottobre del 1982 grazie alla volontà di un gruppo di allevatori locali, con l’obiettivo di mantenere viva la tradizione casearia della Valsabbia e sostenere le piccole realtà produttive di montagna. Attualmente, i soci conferenti alla cooperativa sono esclusivamente collocati nei comuni del territorio della Valle Sabbia, garantendo una produzione locale che valorizza il lavoro degli allevatori e tutela il presidio del territorio montano. I processi produttivi adottati dal caseificio ricalcano la tradizione casearia della zona, utilizzando esclusivamente latte proveniente dai soci della cooperativa, in prevalenza da vacche di razza bruna.

La formaggella della Val Sabbia rappresenta uno dei prodotti tipici del territorio bresciano, caratterizzato da piccole dimensioni e ottenuto dalla lavorazione di latte vaccino intero con stagionatura relativamente breve. Questo formaggio a pasta semicotta presenta una consistenza compatta e pastosa, con un sapore dolce, un odore delicato e un colore bianco tendente al paglierino. Le caratteristiche organolettiche derivano dall’alimentazione degli animali basata sui pascoli e foraggi locali, che conferiscono al latte gli aromi tipici della flora della valle.

Secondo quanto comunicato dall’azienda e riportato negli avvisi ministeriali, i consumatori che si trovassero in possesso delle formaggelle con i numeri di lotto 1445 e 1462 devono astenersi dal consumarle e possono restituirle al punto vendita dove hanno effettuato l’acquisto. La raccomandazione assume particolare rilevanza per le categorie a rischio precedentemente menzionate, che dovrebbero prestare massima attenzione nell’evitare il consumo del prodotto interessato dal richiamo.

Il sistema di controllo della sicurezza alimentare in Italia prevede che i controlli ufficiali vengano effettuati lungo tutta la filiera produttiva, dalla produzione primaria alla trasformazione, magazzinaggio, trasporto e commercio, fino alla somministrazione e al consumo. Gli organismi preposti ai controlli comprendono i Servizi Veterinari e di Igiene degli Alimenti delle Aziende Sanitarie Locali, l’Ispettorato centrale repressione frodi del Ministero delle Politiche Agricole, i reparti specializzati del Comando Carabinieri, le Capitanerie di porto, la Guardia di Finanza e i laboratori degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali per l’esecuzione delle analisi.

Tra le cause più frequenti dei richiami alimentari nel corso dell’ultimo anno figurano la contaminazione da Listeria monocytogenes, che ha interessato in particolare tramezzini, panini, focacce, insalate in busta e formaggi a latte crudo, la presenza di Salmonella in salumi, salsicce e prodotti di origine vegetale, la rilevazione di Escherichia coli STEC nei formaggi a latte crudo, oltre alla presenza di allergeni non dichiarati in etichetta, corpi estranei come frammenti di metallo o vetro, e sostanze chimiche oltre i limiti consentiti dalla normativa vigente.

La prevenzione della listeriosi richiede l’adozione di specifiche precauzioni nella manipolazione e conservazione degli alimenti. Oltre ad evitare il consumo di alimenti a rischio come formaggi molli e semi-molli, salumi cotti preaffettati, insaccati freschi, salmone affumicato e latte non pastorizzato, risulta fondamentale cuocere accuratamente gli alimenti crudi, poiché una buona cottura elimina il microrganismo. È inoltre essenziale lavarsi accuratamente le mani dopo aver manipolato alimenti crudi e prima di toccare cibi che non verranno sottoposti a cottura, oltre a separare con cura nel frigorifero gli alimenti crudi da quelli pronti al consumo per evitare la contaminazione crociata.

Le procedure di richiamo prevedono che l’operatore del settore alimentare, una volta rilevata la non conformità del prodotto, debba informare immediatamente l’Autorità competente, comunicare con i clienti commerciali e assicurarsi che i consumatori potenzialmente in possesso dell’alimento vengano adeguatamente informati mediante pubblicazione dell’avviso sul proprio sito internet, sui canali social e attraverso l’apposizione di cartellonistica presso i punti vendita interessati. Nei casi di rischio grave con effetti immediati, come nel caso di tossicità acuta, l’operatore deve utilizzare anche forme di comunicazione più ampie, includendo pubblicazioni a mezzo stampa, dispacci di agenzia, radio e televisione, commisurate al livello di distribuzione raggiunto dal prodotto.

La gestione del rischio Listeria negli stabilimenti di produzione richiede un’attenta applicazione dei principi HACCP, con particolare attenzione all’identificazione dei punti critici di controllo durante tutte le fasi del processo produttivo. La capacità del batterio di formare biofilm sulle superfici degli ambienti di lavorazione e di persistere a lungo negli impianti rende indispensabile l’adozione di rigorosi protocolli di pulizia e sanificazione, accompagnati da controlli microbiologici periodici sulle superfici, gli utensili e i prodotti finiti.

Per quanto riguarda la sicurezza dei formaggi a latte crudo, la normativa europea impone di segnalare chiaramente in etichetta l’utilizzo di latte crudo, obbligo che viene meno nel caso di formaggi stagionati per almeno sessanta giorni. Tuttavia, recenti studi hanno evidenziato come anche stagionature di questa durata potrebbero non essere sufficienti a eliminare completamente il rischio di presenza di batteri patogeni, suggerendo la necessità di periodi di maturazione più prolungati, superiori ai dodici mesi, per garantire margini di sicurezza più elevati, specialmente per i soggetti appartenenti alle categorie vulnerabili.

Il caso della formaggella Valsabbino si inserisce in un quadro più ampio che vede i prodotti lattiero-caseari tra gli alimenti maggiormente soggetti a richiami per contaminazioni microbiologiche. Nei primi tre mesi del 2025, a livello globale, quasi quattrocento prodotti lattiero-caseari sono stati ritirati dal mercato per mancanza dei requisiti fondamentali di sicurezza, principalmente a causa di contaminazioni microbiologiche, presenza di sostanze allergeniche non correttamente dichiarate in etichetta e rilevazione di corpi estranei fisici.

La comunicazione tempestiva dei richiami alimentari rappresenta un elemento cruciale per la tutela della salute pubblica. Il portale del Ministero della Salute costituisce la fonte ufficiale per la pubblicazione degli avvisi di richiamo, revoca e ritiro dei prodotti alimentari dal mercato. I consumatori sono invitati a consultare regolarmente tale piattaforma e a prestare attenzione alle comunicazioni diffuse dalle catene di distribuzione presso i propri punti vendita. In caso di dubbi su prodotti già acquistati, è possibile contattare il servizio di assistenza clienti del distributore o restituire direttamente la merce al punto vendita per ottenere il rimborso.

Il contesto territoriale della Valsabbia rappresenta un esempio significativo di come la produzione casearia di montagna costituisca non soltanto un’attività economica, ma anche un presidio fondamentale per la tutela e la gestione del territorio. Il Caseificio Sociale Valsabbino, attraverso il sostegno ai piccoli allevatori locali, contribuisce a mantenere viva un’agricoltura di montagna che altrimenti rischierebbe di scomparire, con conseguenze negative non solo dal punto di vista produttivo ma anche ambientale e sociale. La presenza di attività zootecniche e casearie nelle aree montane permette infatti la gestione dei pascoli, la prevenzione del degrado del territorio e il mantenimento di un tessuto sociale nelle zone più marginali.

La valorizzazione dei prodotti locali passa necessariamente attraverso la garanzia della massima sicurezza alimentare. I produttori di formaggi a latte crudo devono confrontarsi con sfide complesse, dovendo conciliare la preservazione delle caratteristiche organolettiche tradizionali con il rispetto di standard sanitari estremamente rigorosi. Questo equilibrio richiede investimenti significativi in termini di controlli analitici, formazione del personale, aggiornamento delle procedure di autocontrollo e adeguamento delle strutture produttive alle normative vigenti.

La responsabilità degli operatori del settore alimentare nel garantire la sicurezza dei prodotti immessi sul mercato è sancita dal Regolamento CE 178/2002, che stabilisce i principi generali della legislazione alimentare europea. Tale normativa impone agli operatori l’obbligo di ritirare e richiamare immediatamente i prodotti quando sussistano motivi per ritenere che non siano conformi ai requisiti di sicurezza, nonché di informare tempestivamente le autorità competenti e i consumatori. L’applicazione rigorosa di questi principi costituisce un elemento fondamentale del sistema di sicurezza alimentare europeo, considerato tra i più avanzati a livello mondiale.