AttualitàAlcol e Tumori, Svelato il Legame Nascosto: Attenzione Anche al Consumo Moderato Guarda le VideoricetteSeguici su YouTube Anelli di Zucchine Seguici su YouTube! Anelli di Zucchine La correlazione tra consumo di alcolici e sviluppo di patologie oncologiche trova oggi conferma in due significativi studi internazionali che ampliano il panorama delle evidenze scientifiche sui rischi associati all’etanolo, anche quando assunto in quantità considerate moderate. Le ricerche, coordinate rispettivamente dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e da centri di ricerca italiani, delineano uno scenario preoccupante che coinvolge principalmente i tumori del pancreas e della mammella, due delle neoplasie più diffuse nel panorama oncologico contemporaneo.Il primo studio, pubblicato sulla rivista scientifica PLOS Medicine, rappresenta la più ampia analisi mai condotta sul legame tra alcol e tumore pancreatico, esaminando i dati di quasi 2,5 milioni di individui distribuiti in 30 coorti prospettiche su quattro continenti. Il follow-up mediano di 16 anni ha permesso di identificare oltre 10.000 nuovi casi di cancro al pancreas, fornendo una base statistica solida per le conclusioni raggiunte. Pietro Ferrari, responsabile dell’Unità Nutrizione e Metabolismo dello IARC e autore senior dello studio, sottolinea come ogni incremento di 10 grammi al giorno di alcol – equivalente a meno di un bicchiere di vino – sia associato a un aumento del 3% del rischio relativo di sviluppare il tumore del pancreas.Particolarmente significativo è il dato che emerge dall’analisi dei consumi moderati: nelle donne che assumevano tra 15 e 30 grammi di alcol al giorno, il rischio aumentava del 12% rispetto alle consumatrici minime, mentre negli uomini il consumo di 30-60 grammi quotidiani comportava un incremento del rischio del 15%. Per i forti bevitori, con consumi superiori a 60 grammi giornalieri, l’aumento del rischio raggiungeva il 36%. Questi risultati sono coerenti su scala globale e non dipendono da fattori confondenti come il fumo di sigaretta o il sesso, rappresentando un segnale importante per la salute pubblica e la prevenzione dei tumori.Il secondo studio, condotto in Italia su oltre 3.700 donne e pubblicato sulla rivista Breast Cancer, ha focalizzato l’attenzione sul tumore al seno, la neoplasia più diffusa tra le donne italiane. La ricerca ha evidenziato non solo una correlazione diretta tra consumo elevato di alcol e rischio oncologico, ma anche un aspetto temporale preoccupante: il consumo eccessivo di alcolici accelera la comparsa della lesione rispetto all’uso nullo o moderato, quantificando questo anticipo in circa quattro mesi. L’Associazione Italiana di Oncologia Medica ha calcolato che l’abuso di alcol sia responsabile fino all’11% delle nuove diagnosi di cancro mammario, corrispondente a oltre 6.000 casi ogni anno nel nostro Paese.Un elemento di particolare preoccupazione emerge dalle nuove modalità di consumo alcolico, sempre più slegate dai pasti tradizionali. Il fenomeno del binge drinking, caratterizzato dall’assunzione di grandi quantità di alcol in tempi ristretti, sta diventando comune specialmente tra i giovani, con potenziali implicazioni nell’aumento dei casi di tumore al seno nelle giovani adulte. I dati dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità mostrano che nel 2023 il 57,6% delle donne ha consumato alcolici, di cui oltre 2,5 milioni (9,2%) sono classificate a rischio, mentre il 4,5% ha praticato il binge drinking.La classificazione dell’etanolo come agente cancerogeno di gruppo 1 da parte della IARC, attiva dal 1988, si basa su evidenze sufficienti della sua capacità di causare tumori negli esseri umani. L’alcol è causalmente collegato ad almeno sette tipi di cancro: cavità orale, faringe, laringe, esofago, colon-retto, fegato e mammella nelle donne. Le stime per l’Italia indicano 10.000 nuovi casi di cancro all’anno causati dall’alcol, con il 42% di quelli femminili attribuibile al consumo moderato che non eccede i 20 grammi di alcol al giorno.I meccanismi biologici attraverso cui l’alcol contribuisce alla cancerogenesi sono molteplici e ben documentati. L’acetaldeide, primo metabolita dell’etanolo prodotto dall’enzima alcol deidrogenasi, rappresenta il principale fattore di rischio cancerogeno. Questa sostanza, riconosciuta come mutageno e cancerogeno in modelli animali, danneggia direttamente il DNA cellulare formando addotti stabili covalenti che si intercalano tra le basi del DNA, promuovendo processi carcinogenetici. L’acetaldeide irrita inoltre le mucose, impedendo alle cellule danneggiate di ripararsi correttamente e favorendo lo sviluppo di tumori della bocca e della gola.A livello epatico, l’alcol causa infiammazione e alterazioni cellulari che possono trasformarsi nel tempo in cellule tumorali. Nel colon, l’etanolo agisce attraverso almeno due meccanismi distinti: tramite l’acetaldeide e riducendo la capacità di assorbimento dei folati, composti che sembrano proteggere dal cancro del colon e della mammella. Particolarmente rilevante è la capacità dell’alcol di stimolare la produzione di estrogeni e androgeni circolanti, ormoni importanti nella crescita e sviluppo del tessuto mammario, ovarico e prostatico. L’eccesso di questi ormoni aumenta significativamente il rischio di ammalarsi di cancro.L’interazione sinergica tra alcol e altri fattori di rischio oncologico, principalmente il consumо di tabacco, amplifica considerevolmente i rischi. Diversi studi hanno dimostrato che per chi consuma alcol ed è anche fumatore, il rischio di sviluppare cancri del cavo orale, dell’esofago e del fegato non si somma ma si moltiplica. Secondo ricerche dell’Istituto Mario Negri di Milano, chi si limita a consumare alcolici ha il 32% di probabilità in più di sviluppare tumori della bocca e della gola, ma quando a questa abitudine si sommano gli effetti del fumo, il rischio arriva quasi a decuplicarsi.Le evidenze scientifiche attuali non supportano l’esistenza di una soglia oltre la quale gli effetti cancerogeni dell’alcol iniziano a manifestarsi nel corpo umano. Esiste infatti una relazione dose-risposta tra consumo di alcol e incidenza del cancro: maggiore è la quantità di alcol consumata, maggiore è il rischio di sviluppare tumori maligni. Il Codice europeo contro il cancro, coordinato dalla IARC, fornisce una chiara raccomandazione affermando che “se bevi alcolici di qualsiasi tipo, limita l’assunzione. Non bere alcolici è meglio per la prevenzione del cancro”.Particolarmente vulnerabili risultano essere le donne giovani in età fertile, per le quali la tossicità dell’alcol appare più marcata. La quasi totalità dei casi di tumore al seno attribuibili al consumo regolare di bevande alcoliche, stimati tra 2.500 e 5.000 nuovi casi annuali in Italia, riguarda questa popolazione. Le ragioni sembrano essere duplici: la maggiore sensibilità delle giovani donne agli effetti dell’etanolo e la stimolazione dell’azione degli estrogeni, responsabili della crescita di quasi il 70% dei tumori mammari.Le conseguenze del consumo di alcol durante e dopo i trattamenti oncologici rappresentano un ulteriore ambito di preoccupazione scientifica. Studi condotti su pazienti con tumori al seno, al colon-retto e del tratto digestivo superiore hanno evidenziato che bere alcolici è associato a maggiore frequenza di recidive e minore sopravvivenza. L’etanolo può interagire con alcuni farmaci chemioterapici e peggiorare gli effetti collaterali delle terapie, mentre l’abuso di alcol può influenzare negativamente l’aderenza alle cure e indebolire il sistema immunitario.Gli esperti dell’IARC hanno recentemente proposto interventi di salute pubblica per ridurre il consumo di alcolici nella popolazione, individuando nell’aumento delle tasse sugli alcolici e nell’introduzione di prezzi minimi per le bevande che li contengono gli strumenti più efficaci. Esistono prove sufficienti che documentano l’impatto dell’aumento delle accise e dei prezzi minimi più elevati sulla riduzione del consumo di bevande alcoliche, rappresentando strategie concrete di prevenzione primaria.Il panorama epidemiologico italiano mostra dati allarmanti: secondo i rapporti ISTISAN dell’Istituto Superiore di Sanità, una quota prossima al 4% dei decessi per cancro è associata al consumo di alcol, corrispondente a quasi 20.000 morti per cancro che si sarebbero potute evitare riducendo il consumo di alcolici. La percentuale di morti per tumore della mammella dovuti al consumo di alcol raggiunge il 6,3% per le donne, mentre per il tumore del fegato la mortalità alcol-correlata presenta percentuali del 35,5% negli uomini e del 24,1% nelle donne.La comunità scientifica internazionale esprime crescente preoccupazione per il fatto che i giovani iniziano a bere a un’età sempre più precoce e sono spesso soggetti a vere e proprie “abbuffate” alcoliche. Diverse prove scientifiche hanno dimostrato l’esistenza di una relazione diretta tra quantità di alcol consumato e probabilità di ammalarsi di tumore al seno: il rischio aumenta per ogni bicchiere in più rispetto alla soglia di 10 grammi di etanolo al giorno (+7%), incremento che può quasi quadruplicare (+27%) se il tessuto mammario presenta recettori agli estrogeni.Le nuove evidenze scientifiche consolidano quindi il consenso della letteratura medica internazionale sul ruolo dell’alcol come fattore di rischio oncologico modificabile. La prevenzione dei tumori deve necessariamente includere una sensibilizzazione efficace sui rischi associati al consumo di bevande alcoliche, anche in quantità moderate, promuovendo scelte consapevoli che tengano conto dell’impatto reale sulla salute pubblica. Ridurre il consumo alcolico o eliminarlo completamente rappresenta una strategia di prevenzione primaria fondamentale per ridurre l’incidenza e la mortalità per cancro, contribuendo al miglioramento complessivo della salute della popolazione.