AttualitàRivoluzione Birra: nasce la birra in capsule Guarda le VideoricetteSeguici su YouTube Anelli di Zucchine Seguici su YouTube! Anelli di Zucchine Un gruppo di ricercatori internazionali ha sviluppato una tecnologia rivoluzionaria che potrebbe trasformare radicalmente il settore birrario: la produzione di birra in capsule utilizzando un processo di crioconcentrazione che promette di mantenere inalterate le caratteristiche organolettiche della bevanda tradizionale.La ricerca, frutto della collaborazione tra la Universidad de La Sabana in Colombia e la Universidad Politécnica de Cataluña in Spagna, ha portato allo sviluppo di un sistema che sfrutta la tecnologia di crioconcentrazione progressiva per ridurre drasticamente il volume della birra mantenendo intatti tutti i composti responsabili del sapore, dell’aroma e della gradazione alcolica.Il processo, tecnicamente denominato Progressive Freeze Concentration (PFC), funziona attraverso un meccanismo di congelamento parziale controllato della birra a temperature comprese tra -15 e -20 gradi centigradi, mentre un sistema di agitazione costante a 300 battiti per minuto favorisce la separazione dei cristalli di ghiaccio dal resto del liquido. Durante questo procedimento, che richiede tra i 45 e i 75 minuti, l’acqua viene progressivamente eliminata sotto forma di ghiaccio puro, lasciando un concentrato ad alta densità che racchiude tutti i componenti fondamentali della birra originale.Secondo il ricercatore Fabian Leonardo Moreno, uno dei principali autori dello studio, la sfida maggiore consisteva nel mantenere il contenuto alcolico durante il processo di crioconcentrazione. I risultati ottenuti hanno dimostrato che riducendo parzialmente la quantità di acqua, i solidi che conferiscono sapore, i composti volatili e l’alcol si concentrano ulteriormente, producendo una birra dal profilo sensoriale più intenso e con aromi e sapori maggiormente definiti rispetto al prodotto originale.Le analisi condotte su tre tipologie diverse di birra – Witbier, Bitter Ale e Porter – hanno confermato l’efficacia del sistema: le misurazioni dei composti volatili organici, inclusi alcoli, esteri fruttati e terpeni del luppolo, hanno evidenziato che oltre il 90% di questi elementi vengono preservati durante il processo, con la Porter che raggiunge addirittura il 96% di mantenimento delle caratteristiche originali.Il concentrato ottenuto viene quindi racchiuso in piccole capsule che, secondo le stime dei ricercatori, permettono di trasformare circa 10.000 capsule che altrimenti sarebbero destinate al rifiuto in 2.500 litri di birra. Per ricreare la bevanda originale, il procedimento domestico risulta estremamente semplice: basta inserire il contenuto della capsula in un bicchiere, aggiungere la quantità appropriata di acqua fredda e utilizzare un gasatore domestico per restituire la caratteristica frizzantezza alla birra.Questo approccio innovativo presenta numerosi vantaggi dal punto di vista logistico e ambientale: la drastica riduzione di peso e volume comporta una diminuzione fino al 65% dei costi di trasporto, elimina la necessità di conservazione refrigerata prolungata e riduce significativamente l’impiego di imballaggi tradizionali come bottiglie di vetro e lattine di alluminio. Il sistema risulta particolarmente vantaggioso per bar e ristoranti, che possono ottimizzare gli spazi di stoccaggio ricostituendo la birra solo al momento del servizio.Parallelamente a questa innovazione universitaria, l’azienda sudcoreana LG Electronics ha sviluppato un approccio complementare con il sistema HomeBrew, presentato al Consumer Electronics Show del 2019. Questa macchina, vincitrice del CES Innovation Award, utilizza capsule contenenti malto, lievito, olio di luppolo e aromi per automatizzare completamente il processo di produzione birraria domestica. L’apparecchio, dalle dimensioni simili a una macchina per caffè espresso ma leggermente più ingombrante, è in grado di produrre fino a cinque litri di birra in circa due settimane attraverso un algoritmo proprietario che controlla fermentazione, carbonatazione, invecchiamento e pulizia automatica del sistema.La tecnologia LG HomeBrew offre inizialmente cinque varietà di birra: American IPA, American Pale Ale, English Stout, Witbier belga e Czech Pilsner. Il sistema elimina i tradizionali problemi della produzione domestica, inclusi gli odori di fermentazione e le complesse procedure di pulizia, grazie a un sistema di igienizzazione automatica che utilizza esclusivamente acqua calda.Nonostante le promettenti prospettive, entrambe le tecnologie presentano ancora alcune limitazioni che ne ritardano la commercializzazione su larga scala. La birra in capsule basata sulla crioconcentrazione rimane in fase sperimentale, senza una data ufficiale di lancio sul mercato. I ricercatori coinvolti non hanno ancora comunicato tempistiche precise per la produzione industriale, poiché il progetto necessita di ulteriori test, valutazioni sensoriali approfondite e partnership con aziende del settore.Similmente, il sistema LG HomeBrew, pur avendo raggiunto la fase prototipale funzionante, deve ancora superare le sfide legate alla scalabilità industriale e ai costi di produzione. L’azienda non ha ancora annunciato accordi formali con distributori o definito strategie di commercializzazione concrete per il mercato europeo.Gli esperti del settore birrario manifestano opinioni contrastanti riguardo al potenziale successo di queste innovazioni. Da un lato, i puristi della birra esprimono scetticismo sulla capacità dei processi di concentrazione e ricostituzione di restituire appieno le sfumature organolettiche della birra fresca o naturalmente maturata. Le preoccupazioni riguardano particolarmente l’effervescenza, che dipende strettamente dalla qualità del sistema di gasatura utilizzato e potrebbe alterare significativamente la percezione finale del prodotto.Dall’altro lato, i sostenitori di queste tecnologie evidenziano i vantaggi ambientali e pratici: riduzione delle emissioni legate al trasporto, ottimizzazione degli spazi di stoccaggio domestici e commerciali, diminuzione degli sprechi alimentari e possibilità di personalizzazione delle caratteristiche finali della bevanda attraverso il controllo della quantità di acqua aggiunta durante la ricostituzione.L’industria birraria mondiale osserva con interesse questi sviluppi, consapevole che l’eventuale successo delle birre in capsule potrebbe replicare la rivoluzione avvenuta nel settore del caffè negli ultimi due decenni. Alcune grandi aziende del settore hanno già iniziato a valutare partnership strategiche con i ricercatori, mentre i produttori artigianali si interrogano sull’impatto che queste tecnologie potrebbero avere sui tradizionali metodi di produzione e distribuzione.La questione della sostenibilità ambientale delle capsule monouso rappresenta un aspetto critico che dovrà essere affrontato prima di una eventuale commercializzazione. Tuttavia, i ricercatori sottolineano che una singola capsula è in grado di produrre fino a cinque litri di birra, riducendo significativamente il rapporto tra materiale di imballaggio e prodotto finale rispetto alle bottiglie e lattine tradizionali.In attesa di ulteriori sviluppi, il settore birrario si trova di fronte a una potenziale trasformazione che potrebbe ridefinire non solo i metodi di produzione e distribuzione, ma anche le abitudini di consumo dei bevitori di tutto il mondo. La sfida sarà mantenere l’equilibrio tra innovazione tecnologica e preservazione dell’autenticità e della qualità che caratterizzano la tradizione birraria europea e internazionale.