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Allarme botulino: richiamati quattro lotti di friarielli alla napoletana per sospetto contaminazione

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Anelli di Zucchine

Il Ministero della Salute ha disposto il richiamo di quattro lotti di friarielli alla napoletana commercializzati con i marchi Bel Sapore e Vittoria, prodotti dall’azienda Ciro Velleca Srl di Stefano Amura, con sede dello stabilimento a Scafati, in provincia di Salerno. La decisione è scaturita a seguito del sospetto rischio di contaminazione da botulino emerso dalle indagini condotte dall’Istituto Superiore di Sanità sui recenti casi di intossicazione verificatisi in Calabria.

La misura sanitaria riguarda confezioni da un chilogrammo destinate principalmente al mercato della ristorazione e dei food truck. I lotti interessati dal richiamo sono specificamente identificabili attraverso i seguenti numeri: per il marchio Bel Sapore risultano coinvolti il lotto 060325 con scadenza 6 marzo 2028 e il lotto 280325 con scadenza 28 marzo 2028. Per quanto concerne il marchio Vittoria, invece, sono stati richiamati il lotto 280325 con scadenza 28 marzo 2028 e il lotto 290425 con scadenza 29 aprile 2028.

Il richiamo si inserisce nel contesto dell’emergenza sanitaria che ha colpito la provincia di Cosenza, dove due persone hanno perso la vita e altre quattordici sono state ricoverate dopo aver consumato panini con salsiccia e friarielli acquistati da un food truck a Diamante. Luigi Di Sarno, cinquantaduenne di Cercola nel Napoletano, e Tamara D’Acunto, quarantacinquenne di Praia a Mare, rappresentano le vittime accertate di questa grave forma di intossicazione alimentare che ha richiesto l’intervento immediato delle autorità sanitarie competenti.

La Procura di Paola ha iscritto nel registro degli indagati nove persone per i reati di omicidio colposo, lesioni personali colpose e commercio di sostanze alimentari nocive. Tra gli indagati figurano Giuseppe Santonocito, titolare del food truck dove sono stati acquistati i panini contaminati, tre responsabili delle ditte produttrici dei friarielli e cinque medici delle strutture sanitarie che hanno avuto in cura le vittime prima del decesso. L’iscrizione nel registro degli indagati rappresenta un atto dovuto in vista degli accertamenti tecnici irripetibili, tra cui le autopsie delle due vittime, programmate per consentire agli inquirenti di ricostruire con precisione la dinamica dell’intossicazione.

L’Istituto Superiore di Sanità ha confermato attraverso le analisi di laboratorio la diagnosi di botulismo nei primi tre campioni prelevati ai pazienti giunti all’ospedale Annunziata di Cosenza. I risultati attestano la presenza del focolaio, già sospettato clinicamente nei giorni precedenti l’emergenza. La tempestiva diagnosi ha consentito all’azienda ospedaliera di attivare immediatamente tutte le procedure previste, richiedendo l’antitossina botulinica disponibile presso il Ministero della Salute per la somministrazione nei tempi utili, scongiurando conseguenze potenzialmente fatali per molti dei pazienti coinvolti nell’emergenza sanitaria.

Dalle ricostruzioni investigative emerge che le vittime e gli altri soggetti colpiti dall’intossicazione hanno consumato l’alimento potenzialmente contaminato tra domenica 3 agosto e martedì 5 agosto, accusando i primi sintomi caratteristici del botulismo tra le ventiquattro e le quarantotto ore successive all’ingestione. Il procuratore Domenico Fiordalisi ha disposto immediatamente il sequestro del furgone adibito alla vendita ambulante per impedire la prosecuzione dell’attività commerciale e consentire i necessari accertamenti tecnici volti a determinare le responsabilità nella catena di distribuzione alimentare.

Secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti, Giuseppe Santonocito era solito esporre alcuni ingredienti, compresi i friarielli, in contenitori di plastica per mostrarli agli avventori durante il servizio serale, che si protraeva dalle ore ventuno fino all’una e trenta di notte. Al termine del servizio, gli alimenti venivano riposti in frigorifero, ma le prolungate esposizioni al sole e alle temperature elevate, unite all’insufficiente ventilazione del veicolo, avrebbero creato le condizioni ideali per lo sviluppo della tossina botulinica, particolarmente pericolosa nelle conserve vegetali non adeguatamente acidificate.

Il botulismo alimentare rappresenta una delle forme più gravi di intossicazione che può essere causata dall’ingestione di alimenti contaminati dalla tossina prodotta dal Clostridium botulinum. Questo batterio trova condizioni ottimali per il proprio sviluppo in ambienti privi di ossigeno, con pH superiore a 4,6 e con elevate quantità di acqua libera, caratteristiche tipiche delle conserve vegetali non adeguatamente trattate. Le conserve di produzione industriale sono generalmente considerate sicure grazie alle tecnologie standardizzate che consentono il controllo dello sviluppo batterico, mentre maggiori rischi sussistono per le preparazioni domestiche o per prodotti non correttamente conservati nelle fasi di commercializzazione.

Le autorità sanitarie raccomandano particolare attenzione nella preparazione e conservazione delle conserve casalinghe, evidenziando l’importanza dell’acidificazione mediante aggiunta di aceto o succo di limone per raggiungere un pH inferiore a 4,5, condizione che inibisce lo sviluppo del Clostridium botulinum. La sterilizzazione adeguata degli utensili e dei contenitori, l’utilizzo di ricette validate scientificamente e il rispetto dei tempi di pastorizzazione rappresentano misure fondamentali per prevenire il rischio di contaminazione nelle preparazioni domestiche.

Il sistema di allerta alimentare del Ministero della Salute ha attivato immediatamente tutti i protocolli previsti per la gestione dell’emergenza, garantendo la distribuzione tempestiva dell’antitossina botulinica attraverso la rete nazionale di stoccaggio distribuita su tutto il territorio. La collaborazione sinergica tra Prefetture, Forze dell’ordine, servizi di emergenza territoriale e Croce Rossa ha consentito di assicurare interventi rapidi e coordinati per limitare l’estensione del focolaio di intossicazione e fornire assistenza medica specializzata ai pazienti colpiti.

Attualmente le condizioni dei quattordici pazienti ricoverati presso l’ospedale di Cosenza risultano stazionarie, con sei persone in terapia intensiva, tre in pediatria e cinque nei reparti ordinari. I medici rimangono in stato di allerta per monitorare l’evoluzione del quadro clinico e somministrare ulteriori dosi di siero antibotulinico qualora si rendesse necessario. Le indagini proseguono con l’obiettivo di individuare eventuali ulteriori responsabilità nella catena di produzione e distribuzione degli alimenti coinvolti nell’emergenza sanitaria che ha scosso il litorale calabrese nel pieno della stagione turistica estiva.