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Torna la Sagra delle Ciliegie in uno dei borghi fantasma più belli di Italia: ecco le date e come partecipare

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Anelli di Zucchine

Tra le colline tufacee della Tuscia viterbese, dove il tempo sembra essersi fermato e la natura ha ripreso possesso di antiche dimore, si prepara uno degli eventi più suggestivi e autentici del panorama turistico laziale. Dal 6 all’8 giugno 2025, Celleno, il celebre borgo fantasma a venti chilometri da Viterbo, accoglierà migliaia di visitatori per la 38esima edizione della Festa delle Ciliegie, un appuntamento che coniuga tradizione gastronomica, spettacolo e valorizzazione di un patrimonio storico unico nel suo genere.

Il fascino di questo evento risiede non solo nella celebrazione del frutto simbolo del territorio, ma anche nella cornice straordinaria in cui si svolge: un antico insediamento abbandonato nel 1951 per decreto del presidente Luigi Einaudi, che oggi rappresenta una delle testimonianze più evocative del fenomeno dell’abbandono dei borghi rurali italiani. La manifestazione, organizzata dalla Pro Loco Celleno con il patrocinio del Comune, rappresenta un momento di rinascita per questo luogo che il quotidiano britannico The Guardian ha inserito tra i borghi più belli perduti nel tempo.

Le radici storiche di un borgo millenario

La storia di Celleno affonda le proprie radici nell’antichità più remota, con un passato che si intreccia indissolubilmente con le vicende della civiltà etrusca e romana. Secondo la leggenda narrata dallo storico greco Dionigi di Alicarnasso, il borgo fu fondato da Italo, discendente di Enotro, in memoria della figlia Cilenia, molti anni prima dell’assedio di Troia. Altre interpretazioni etimologiche collegano il nome del paese al termine “cella”, inteso come grotta o cavità, riferendosi alle numerose cavità naturali che caratterizzano il sottosuolo tufaceo della zona.

L’insediamento etrusco, risalente al VII secolo avanti Cristo, occupava una posizione strategica di controllo lungo una delle vie che conducevano al Lago di Bolsena, diventando in epoca romana una colonia florida interessata dai traffici commerciali tra i centri di Orvieto e Ferento. Durante il Medioevo, il borgo acquisì una configurazione fortificata, passando nelle mani di diverse famiglie nobili tra cui i Gatti, i Borgia e gli Orsini, che hanno lasciato testimonianze architettoniche ancora oggi visibili nel castello che domina l’abitato.

La posizione elevata su uno sperone tufaceo, che nei secoli aveva rappresentato un vantaggio strategico, si rivelò nel corso del tempo la causa principale del declino dell’insediamento. I continui fenomeni di erosione, aggravati da terremoti e frane cicliche, resero progressivamente instabili le fondazioni degli edifici, costringendo gli abitanti a un graduale abbandono che culminò nell’evacuazione forzata del 1951. L’allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi emanò un’ordinanza che obbligava tutti i residenti a trasferirsi nella nuova Celleno, costruita in una zona geologicamente più sicura.

La rinascita attraverso la tradizione agricola

Nonostante l’abbandono del borgo antico, la comunità di Celleno non ha mai interrotto il legame con il proprio territorio e le proprie tradizioni produttive. La coltivazione delle ciliegie, introdotta nella zona durante il tardo Medioevo quando gran parte dei terreni erano già occupati da vigneti e oliveti, è diventata nel corso dei secoli l’elemento identitario più forte della comunità locale. La varietà principale coltivata è la cosiddetta Ravenna della Sabina, caratterizzata da un sapore unico derivante dalle specifiche caratteristiche del terreno tufaceo e dalle favorevoli condizioni climatiche della zona.

Il riconoscimento dell’eccellenza di questo prodotto ha portato alla costituzione del Consorzio di Tutela e Valorizzazione della Ciliegia di Celleno, che ha tra i suoi obiettivi principali il miglioramento qualitativo di un frutto destinato a collocarsi tra le tipicità e le eccellenze della Tuscia. Tra i prodotti derivati più apprezzati figura il Maraschino di Celleno, ottenuto da marasche, visciole e spezie secondo un’antica ricetta unica in Italia.

L’edizione 2025: tradizione e spettacolo

La 38esima edizione della Festa delle Ciliegie si annuncia particolarmente ricca di eventi e novità, confermando la capacità organizzativa di una comunità che ha saputo trasformare una tradizione locale in un evento di richiamo nazionale. Il programma prevede tre giorni intensi di manifestazioni che spaziano dalla gastronomia allo spettacolo, dalla cultura alla competizione sportiva. Gli stand gastronomici proporranno le celebri frittelle di ciliegia e la monumentale “Crostatona”, una gigantesca crostata alle ciliegie che nel 2024 ha raggiunto i 20 metri di lunghezza, realizzata con oltre 60 chilogrammi di marmellata e altrettanti di pasta frolla.

Tra gli eventi più attesi figura il Campionato Internazionale dello Sputo del Nocciolo, giunto alla 26esima edizione, che vedrà sfidarsi partecipanti di tutte le età nelle categorie uomini, donne e bambini. La competizione si svolge nello “Sputodromo”, un’ex pista di pattinaggio appositamente graduata per consentire misurazioni precise, con l’obiettivo di superare il record mondiale attualmente detenuto da Mauro Chiavarino con un lancio di 22,80 metri. Ogni concorrente ha a disposizione due tentativi, e i giudici di gara registreranno la prestazione migliore secondo regole ferree che garantiscono l’equità della competizione.

Il programma artistico prevede sfilate notturne di carri allegorici accompagnate da trampolieri, sputafuoco e majorette luminose che attraverseranno le vie del borgo, creando un’atmosfera magica che richiama le antiche tradizioni carnevalesche della Tuscia. Non mancheranno momenti musicali di qualità, come il concerto di apertura della Corale San Donato Filippo Cretoni e l’883 Show con dj set dedicato agli anni Novanta e Duemila, che animeranno Piazza della Repubblica.

Il patrimonio culturale e le prospettive turistiche

Parallelo alla festa, il borgo fantasma di Celleno ha sviluppato nel corso degli anni un’offerta turistica culturale di notevole interesse, trasformando quello che poteva essere un semplice rudere in un museo a cielo aperto. Il recupero del Castello Orsini, circondato dal suo fossato e dotato di un imponente fortilizio con torre di guardia, rappresenta uno degli interventi di valorizzazione più significativi. L’edificio, che fu dimora dell’artista Enrico Castellani dal 1973 fino alla sua morte nel 2017, è oggi uno degli esempi più affascinanti di residenza signorile fortificata giunti fino ai nostri giorni.

Le chiese del borgo, seppur in parte diroccate, conservano testimonianze artistiche di grande valore: la Chiesa di San Rocco, unica ancora adibita al culto, custodisce affreschi rinascimentali e un crocifisso attribuito alla scuola di Donatello, mentre la ex chiesa di San Carlo ospita la suggestiva “Casa delle Macchine Parlanti”, un’esposizione di grammofoni d’epoca perfettamente funzionanti che i visitatori possono azionare direttamente. All’interno di alcune abitazioni ricostruite sono stati ricreati gli ambienti domestici come apparivano agli inizi del Novecento, grazie a importanti donazioni della comunità locale.

Il riconoscimento da parte del Fondo Ambiente Italiano, che nel 2018 ha scelto Celleno come “luogo del cuore” per le Giornate FAI d’Autunno, ha contribuito significativamente ad aumentare la visibilità turistica del borgo. La sua inclusione negli itinerari della Tuscia viterbese, insieme alla vicinanza con altre attrazioni di richiamo internazionale come Civita di Bagnoregio e il Lago di Bolsena, ne fa una meta ideale per un turismo culturale di qualità interessato alla scoperta di luoghi autentici e carichi di storia.

La Festa delle Ciliegie rappresenta pertanto molto più di una semplice sagra paesana: è la celebrazione di una comunità che ha saputo trasformare l’abbandono in risorsa, la tradizione in innovazione turistica, l’isolamento in opportunità di valorizzazione territoriale. L’appuntamento del 6-8 giugno 2025 si conferma come uno degli eventi più autentici e suggestivi del panorama turistico laziale, capace di coniugare in modo equilibrato rispetto delle tradizioni, qualità dell’offerta gastronomica e valorizzazione di un patrimonio storico-artistico di inestimabile valore.