AttualitàTagliere in Legno o in Plastica? Occhio ai Batteri Guarda le VideoricetteSeguici su YouTube Anelli di Zucchine Seguici su YouTube! Anelli di Zucchine La scelta del tagliere da cucina rappresenta una questione fondamentale per la sicurezza alimentare, che coinvolge milioni di consumatori quotidianamente. Dopo decenni di convinzioni consolidate che privilegiavano i taglieri in plastica come opzione più igienica, recenti ricerche scientifiche stanno ribaltando completamente questa prospettiva, evidenziando proprietà antibatteriche inaspettate del legno e rischi sottovalutati della plastica.Secondo uno studio condotto dall’Università del Wisconsin e pubblicato sul Journal of Food Protection, i taglieri in legno sono in grado di eliminare fino al 99% dei batteri presenti sulla superficie entro soli tre minuti dal contatto. Questo risultato sorprendente ha attirato l’attenzione dell’infettivologo Matteo Bassetti, che ha sottolineato come la convinzione tradizionale secondo cui la plastica sia più sicura del legno dal punto di vista batterico sia completamente errata.La ricerca americana ha dimostrato che la struttura porosa del legno, lungi dall’essere un difetto, rappresenta un vantaggio significativo per l’igiene. I batteri vengono assorbiti e intrappolati in profondità nelle fibre del legno, dove vengono neutralizzati quando il materiale si asciuga. Al contrario, sulla superficie della plastica i batteri rimangono vivi più a lungo e riescono a sopravvivere per periodi prolungati, favorendo la loro moltiplicazione.Queste conclusioni trovano conferma in uno studio parallelo condotto dall’Università dell’Oregon e pubblicato su Frontiers in Microbiomes. Il professor Mark Fretz, co-direttore dell’Institute for Health in the Built Environment, ha dichiarato che il legno trasferisce microbi a una velocità inferiore rispetto ad altri materiali meno porosi come l’acciaio inossidabile, contraddicendo le percezioni comuni sul materiale.La situazione si complica ulteriormente analizzando le caratteristiche specifiche dei diversi materiali. I taglieri in plastica, durante l’uso quotidiano, subiscono l’incisione delle lame creando solchi e fessure dove i batteri possono annidarsi e moltiplicarsi. Secondo un test condotto dalla rivista svizzera K-Tipp su 12 taglieri diversi, i modelli in plastica mostravano una contaminazione batterica significativamente superiore rispetto a quelli in legno dopo due settimane di utilizzo simulato.Particolarmente interessante è il caso del bambù, che emerge come materiale d’eccellenza per i taglieri. Il bambù contiene un composto antimicrobico naturale chiamato “Bamboo Kun” che inibisce attivamente la crescita di batteri e muffe. Questo materiale combina le proprietà antibatteriche del legno con una maggiore resistenza e durabilità, risultando meno incline a sviluppare scanalature profonde dove i microrganismi potrebbero proliferare.Un aspetto cruciale emerso dalle ricerche riguarda il rilascio di microplastiche dai taglieri in materiale sintetico. Uno studio dell’American Chemical Society pubblicato su Environmental Science & Technology ha rivelato che l’uso abituale di taglieri in plastica può esporre i consumatori all’ingestione di 14-79 milioni di microparticelle plastiche ogni anno. Queste particelle, rilasciate dall’azione delle lame, vengono inevitabilmente ingerite con gli alimenti e possono accumularsi nell’organismo con conseguenze ancora in fase di studio.La quantità di microplastiche rilasciate dipende da diversi fattori, tra cui la pressione esercitata durante il taglio, il tipo di lama utilizzata e lo stato di usura del tagliere. Le lame seghettate e la tritatura intensiva aumentano significativamente la produzione di frammenti plastici, mentre le scanalature accumulate nel tempo favoriscono un ulteriore deterioramento della superficie.Negli ambienti professionali, la normativa HACCP stabilisce precise regole per l’utilizzo dei taglieri, privilegiando materiali facilmente lavabili e sanificabili. Il sistema prevede una codifica a colori per prevenire la contaminazione crociata: rosso per la carne cruda, giallo per quella cotta, verde per frutta e verdura, blu per il pesce, bianco per latticini e pane, marrone per le verdure cotte. Tuttavia, anche in questo contesto, i taglieri in plastica mostrano limitazioni significative legate all’usura e alla formazione di graffi che diventano ricettacoli batterici.La corretta manutenzione rappresenta un elemento determinante per la sicurezza di qualsiasi tipo di tagliere. Per i taglieri in legno, la pulizia deve avvenire con acqua calda e sapone neutro, evitando l’ammollo prolungato. L’asciugatura completa è fondamentale per attivare le proprietà antibatteriche naturali del materiale. Gli esperti consigliano di applicare periodicamente olio minerale alimentare per sigillare i pori e prevenire l’assorbimento di liquidi.I taglieri in plastica, pur essendo lavabili in lavastoviglie, richiedono temperature elevate di almeno 65°C per garantire una sanificazione efficace. La sostituzione deve avvenire con maggiore frequenza rispetto ai taglieri in legno, soprattutto quando la superficie presenta numerosi graffi o alterazioni visibili. Gli esperti raccomandano una sostituzione annuale per uso domestico intensivo.Un elemento spesso trascurato riguarda le modalità di conservazione. I taglieri devono essere conservati in posizione verticale, separati l’uno dall’altro, per evitare ristagni di umidità che potrebbero favorire la proliferazione batterica. L’impilamento, pratica comune nelle cucine domestiche, crea condizioni ideali per lo sviluppo di microrganismi patogeni.La ricerca scientifica ha anche evidenziato come il legno emetta naturalmente composti organici volatili con proprietà antimicrobiche, in particolare i terpeni, sostanze aromatiche responsabili del caratteristico odore che contribuiscono attivamente all’inibizione della crescita batterica. Questa proprietà intrinseca del materiale rappresenta un vantaggio aggiuntivo rispetto alle superfici sintetiche.L’aspetto economico non deve essere sottovalutato nella scelta del tagliere. Sebbene i taglieri in legno di qualità abbiano un costo iniziale superiore, la loro durata nel tempo e la minore necessità di sostituzione li rendono più convenienti a lungo termine. I taglieri in plastica, pur essendo economici all’acquisto, richiedono sostituzioni frequenti che incrementano i costi complessivi.Un aspetto emergente riguarda l’impatto ambientale delle diverse scelte. I taglieri in legno e bambù sono completamente biodegradabili e provengono da risorse rinnovabili, mentre quelli in plastica contribuiscono all’accumulo di rifiuti non biodegradabili. Il bambù, in particolare, rappresenta una soluzione ottimale dal punto di vista della sostenibilità, potendo essere raccolto senza danneggiare la pianta e crescendo rapidamente.Le raccomandazioni degli esperti convergono verso un approccio differenziato. Per l’uso domestico, i taglieri in legno duro o bambù rappresentano la scelta più sicura e sostenibile, purché vengano mantenuti correttamente. Per gli ambienti professionali, dove le normative HACCP impongono requisiti specifici, è consigliabile utilizzare taglieri in polietilene di alta qualità con sostituzione programmata.La rivoluzione nella comprensione delle proprietà antibatteriche dei materiali sta ridefinendo le pratiche igieniche in cucina. La scienza conferma che la tradizione aveva ragione: il legno, utilizzato per secoli come superficie di taglio, si dimostra superiore alla plastica per sicurezza e igiene. Questa scoperta invita a riconsiderare le scelte quotidiane, privilegiando materiali naturali che uniscono efficacia antibatterica, sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare.