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Pizza vs Pinsa: qual è la meno calorica? (rimarrai sorpreso)

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Il confronto tra pizza e pinsa dal punto di vista calorico rivela dinamiche nutrizionali più complesse di quanto si possa immaginare, con differenze sostanziali che vanno oltre la semplice conta delle calorie per porzione. Mentre l’opinione comune tende a considerare questi due prodotti da forno equivalenti dal punto di vista energetico, l’analisi approfondita dei dati nutrizionali e delle tecniche di preparazione evidenzia come la pinsa presenti caratteristiche che la rendono una scelta potenzialmente più vantaggiosa per chi presta attenzione all’apporto calorico.

Le differenze nell’impasto determinano il contenuto energetico

La composizione dell’impasto rappresenta il primo elemento distintivo tra pizza e pinsa che influisce direttamente sul contenuto calorico finale. La pinsa si caratterizza per l’utilizzo di una miscela di farine di frumento, riso e soia, diversamente dalla pizza tradizionale che generalmente impiega farina di grano tenero tipo ’00’. Questa differente composizione comporta un impatto nutrizionale significativo, in quanto il mix di farine della pinsa contribuisce a ridurre il contenuto complessivo di glutine e a modificare il profilo energetico del prodotto finito.

L’elemento più caratterizzante dell’impasto della pinsa riguarda il suo elevatissimo contenuto di acqua, che può raggiungere l’80-90% del peso totale, a fronte del più contenuto livello di idratazione tipico dell’impasto per pizza. Questa maggiore idratazione si traduce automaticamente in una riduzione della densità calorica per grammo di prodotto, poiché l’acqua non apporta calorie ma contribuisce significativamente al peso e al volume dell’alimento. La lunga lievitazione che caratterizza la pinsa, che può estendersi dalle ventiquattro alle settantadue ore rispetto alle otto-ventiquattro ore tipiche della pizza, contribuisce ulteriormente alla leggerezza del prodotto finale attraverso processi fermentativi che modificano la struttura dell’impasto.

I numeri raccontano una storia diversa

L’analisi delle tabelle nutrizionali conferma le differenze teoriche evidenziate dalla composizione degli impasti. Una pizza margherita presenta un apporto energetico di circa 270 calorie per 100 grammi di prodotto, mentre i dati relativi alla pinsa mostrano valori compresi tra 199 e 263 calorie per la medesima quantità. Questa differenza, apparentemente modesta in termini percentuali, assume maggiore rilevanza quando si considera il peso delle porzioni tipicamente consumate. Una pizza margherita di dimensioni standard, con un peso di circa 300 grammi, apporta approssimativamente 800 calorie, mentre una pinsa con mozzarella e pomodoro di peso equivalente si attesta intorno alle 700 calorie.

La nutrizionista Romina Cervigni, che segue gli azzurri della nazionale italiana, ha fornito dati specifici che confermano questo andamento: una pizza margherita classica contiene circa 800 chilocalorie, mentre una pinsa con mozzarella e pomodoro ne apporta circa 700. Tuttavia, questi valori devono essere interpretati considerando che le dimensioni e il peso delle porzioni possono variare significativamente tra i diversi esercizi commerciali e le preparazioni casalinghe. I dati del CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria) indicano per una pizza margherita standard un apporto di 1094 calorie totali, calcolate su un impasto di 180 grammi di farina.

La cottura influisce sul risultato finale

Le tecniche di cottura rappresentano un ulteriore elemento di differenziazione che incide sul profilo nutrizionale finale dei due prodotti. La pizza napoletana tradizionale viene cotta a temperature molto elevate, tipicamente intorno ai 450-500 gradi centigradi, per un tempo molto breve che si aggira sui novanta secondi. La pinsa, invece, richiede temperature più moderate e tempi di cottura più prolungati, mediamente sei-sette minuti a 240 gradi centigradi. Questa differenza nella modalità di cottura contribuisce a determinare la caratteristica consistenza della pinsa, croccante all’esterno e particolarmente soffice e alveolata all’interno.

La cottura a temperature più basse e per tempi più lunghi comporta una maggiore disidratazione controllata del prodotto, che contribuisce a concentrare i sapori senza incrementare proporzionalmente la densità calorica. Questa caratteristica tecnica si traduce in un prodotto finale che presenta una texture diversa e un profilo gustativo particolare, mantenendo al contempo un apporto energetico più contenuto rispetto alla pizza tradizionale. La forma ovale caratteristica della pinsa, diversa dalla classica forma circolare della pizza, facilita inoltre una distribuzione più uniforme del calore durante la cottura.

La digeribilità come fattore aggiuntivo

Oltre alle considerazioni puramente caloriche, la pinsa presenta caratteristiche che la rendono più facilmente digeribile rispetto alla pizza tradizionale. La lunga lievitazione elimina quasi completamente i lieviti residui, facilitando il processo digestivo e riducendo potenziali disturbi gastrointestinali. Il mix di farine utilizzato, che include farine di riso e soia oltre a quella di frumento, contribuisce a ridurre il contenuto complessivo di glutine, rendendo il prodotto più tollerabile anche per soggetti con sensibilità specifiche.

La maggiore idratazione dell’impasto e la struttura alveolata che ne deriva facilitano la masticazione e la successiva digestione, riducendo il senso di pesantezza spesso associato al consumo di pizza tradizionale. Questi aspetti, pur non incidendo direttamente sul contenuto calorico, influenzano la percezione di sazietà e il comfort digestivo post-prandiale, elementi che possono indirettamente influire sulle scelte alimentari e sulla gestione del peso corporeo nel lungo termine. La pinsa presenta inoltre un contenuto di grassi mediamente inferiore, con valori compresi tra 3 e 5 grammi per 100 grammi di prodotto, contro gli 8-10 grammi tipici della pizza tradizionale.

Considerazioni per una scelta consapevole

Nonostante i vantaggi nutrizionali evidenziati dalla pinsa, è fondamentale sottolineare che il fattore determinante nel contenuto calorico rimane la farcitura scelta. Una pinsa abbondantemente condita con formaggi grassi, salumi e condimenti oleosi può facilmente superare l’apporto calorico di una pizza margherita. La scelta degli ingredienti di accompagnamento rappresenta quindi l’elemento più critico per chi desidera contenere l’apporto energetico del pasto, indipendentemente dalla base scelta.

La possibilità di condividere una pinsa, pratica comune nelle pinserie diversamente da quanto accade nelle pizzerie tradizionali, offre un ulteriore vantaggio per il controllo delle porzioni. Una pinsa regolare ha un peso standard di 220-250 grammi, equivalente a una normale pizza al piatto, ma la tradizione di consumarla in due persone permette un controllo più efficace dell’apporto calorico totale. Per chi segue regimi alimentari specifici, la pinsa rappresenta quindi una scelta più vantaggiosa non solo per il minor contenuto calorico intrinseco, ma anche per le modalità di consumo che ne caratterizzano la tradizione gastronomica.