AttualitàCiliegie pugliesi: crolla la produzione, a Milano prezzi record di 23 euro al chilo Guarda le VideoricetteSeguici su YouTube Anelli di Zucchine Seguici su YouTube! Anelli di Zucchine Le ciliegie pugliesi stanno vivendo una delle peggiori stagioni produttive degli ultimi decenni, con perdite che oscillano tra il 70% e il 100% a seconda delle zone del sud-est barese. Le gelate anomale verificatesi tra marzo e aprile 2025 hanno devastato i raccolti, colpendo in modo particolare le varietà più pregiate come la Ferrovia, simbolo storico della cerasicoltura regionale. In conseguenza di questo drastico calo produttivo, i consumatori si trovano di fronte a un’impennata dei prezzi, con valori che raggiungono i 23,30 euro al chilogrammo nei mercati milanesi, e in alcuni casi punteggiano addirittura i 39 euro.Secondo quanto denunciato da Coldiretti Puglia, le temperature fuori stagione hanno letteralmente bruciato i fiori durante la fase di fioritura, compromettendo irrimediabilmente la fruttificazione. Le cultivar precoci Georgia e Bigarreau sono state duramente colpite, ma il danno maggiore riguarda proprio la varietà Ferrovia, fiore all’occhiello dell’agricoltura pugliese. Un patrimonio agricolo e culturale che quest’anno ha subito un colpo devastante, con interi frutteti che non hanno prodotto nemmeno un frutto, spingendo l’organizzazione agricola a chiedere con urgenza la declaratoria dello stato di calamità naturale per consentire agli agricoltori di accedere agli aiuti straordinari.“Quest’anno, la produzione ha subito un crollo: si stima una perdita di almeno il 70% del raccolto, un vuoto che ha spinto le quotazioni alle stelle. I prezzi alla produzione oscillano oggi tra 6 e 10 euro al chilogrammo. Di conseguenza, il costo di partenza del prodotto si attesta fra 10 e 15 euro, un livello che mette sotto pressione l’intera filiera e sposta il peso dei rincari fino al consumatore finale”, dichiara Nicola Coniglio, titolare dell’azienda Coniglio di Adelfia, in provincia di Bari. La testimonianza del produttore evidenzia come la scarsità di prodotto si traduca in un immediato aumento dei prezzi lungo tutta la catena distributiva, arrivando a triplicare nei mercati del nord Italia.La situazione appare ancora più preoccupante se si considera che i problemi erano iniziati già con le gelate di inizio marzo, che avevano danneggiato irreparabilmente la fioritura in molte zone, e sono stati aggravati dalle successive piogge di metà maggio che hanno compromesso anche i pochi frutti giunti a maturazione. “Venerdì scorso sono caduti altri 20-30 mm di pioggia: sui frutti già maturi o quasi maturi il danno aggiuntivo è stato del 50-60%”, conferma Coniglio, evidenziando come una serie di eventi climatici avversi abbia colpito il settore in più momenti della stagione produttiva.Il problema non riguarda solo la quantità ma anche la qualità del prodotto sopravvissuto alle intemperie. Dopo la fioritura, le piante hanno perso circa l’80% del potenziale produttivo e la merce disponibile presentava numerosi difetti: frutti gemelli, segni di vento, spaccature. Nei magazzini di lavorazione, gli operatori hanno dovuto scartare quasi il 30% del prodotto già raccolto, riducendo ulteriormente la disponibilità di merce commercializzabile sul mercato nazionale. A questo si aggiunge il fatto che le moderne tecniche di protezione delle colture, come le coperture antipioggia, richiedono investimenti iniziali molto elevati, rendendo la coltivazione delle ciliegie economicamente sostenibile solo per i grandi gruppi strutturati.Coldiretti Puglia lancia anche un allarme sulla presenza di ciliegie estere vendute come italiane, con particolare riferimento a prodotti provenienti da Egitto, Tunisia e Marocco. “Nei vari passaggi dal campo alla tavola si annidano speculazioni che vanno stanate anche dai Vigili dell’Annona”, dichiara l’associazione di categoria, chiedendo controlli più rigorosi sull’origine delle partite in vendita. Un aspetto preoccupante è il divario tra quanto percepito dai produttori e il prezzo finale pagato dai consumatori: mentre nelle campagne pugliesi le ciliegie vengono pagate agli agricoltori circa 1,80 euro, nei mercati milanesi si arriva a cifre che sfiorano i 40 euro, evidenziando distorsioni significative nella filiera distributiva.Il quadro risulta critico anche in altre aree produttive europee. Alessio Baldini, key account sales manager de La Vera di Bisceglie, riferisce: “La settimana scorsa siamo stati in Grecia, e anche lì la situazione non è molto diversa: ci parlano di un calo produttivo attorno al 30%”. Questo suggerisce una crisi che travalica i confini nazionali, influenzando l’intero mercato europeo delle ciliegie e limitando le possibilità di compensare la carenza di prodotto italiano con importazioni dal vecchio continente.Non mancano voci che individuano problemi strutturali oltre a quelli contingenti legati al clima. Maurizio Di Pierro, dottore agronomo e titolare di un’azienda agricola a Bisceglie, spiega: “La carenza di prodotto è da attribuire anche alle continue estirpazioni degli impianti in atto negli ultimi anni in Puglia, nonché alla vetustà dei ceraseti intensivi locali. La maggior parte di queste coltivazioni risale a oltre 15 anni fa. Si è preferito estirpare e si preferisce tuttora farlo, senza mostrare interesse a rinnovare e sostituire queste coltivazioni con nuove varietà e impianti moderni, magari protetti”. Una visione che proietta l’attuale crisi in un contesto di più lungo periodo, evidenziando la necessità di ripensare strategie produttive e investimenti nel settore.Nonostante la grave crisi di quest’anno, la Puglia continua a rappresentare il cuore pulsante della produzione cerasicola italiana, con circa 18.000 ettari coltivati e oltre 17.230 ettari nella sola provincia di Bari. Questi numeri, che valgono il 30% della produzione nazionale, rendono il comparto pugliese strategico per l’intero settore ortofrutticolo italiano. Nel 2023, la regione aveva prodotto 334.650 quintali di ciliegie dolci, raggiungendo una quota sulla produzione nazionale superiore al 38%, anche a causa del calo produttivo registratosi nel resto del Paese dovuto agli eventi alluvionali che colpirono l’Emilia Romagna.La Borsa Merci di Bari ha recentemente comunicato le prime quotazioni all’ingrosso per la stagione 2025: le ciliegie Bigarreau sono quotate tra 4,50 e 6 euro al chilogrammo, le Giorgia tra 5,00 e 6,50 euro, mentre le pregiate Ferrovia raggiungono valori compresi tra 6,00 e 8,00 euro al chilogrammo. Prezzi decisamente elevati rispetto alle medie stagionali degli anni precedenti, che riflettono la drammatica scarsità di prodotto disponibile. Di fronte a questa situazione, si sta diffondendo sempre più la vendita diretta in azienda, strumento che permette maggiore trasparenza, tracciabilità e un rapporto più diretto tra produttore e consumatore.In questo contesto di grave difficoltà, gli agricoltori si trovano a fronteggiare non solo le conseguenze delle avversità climatiche, ma anche l’aumento dei costi di produzione, la persistente siccità che ha caratterizzato gli ultimi mesi e la necessità di garantire adeguati standard qualitativi per un prodotto già fortemente compromesso nelle quantità. La richiesta dello stato di calamità naturale rappresenta una prima risposta emergenziale, ma sarà necessario ripensare strategie di più ampio respiro per tutelare un settore che rappresenta non solo un’eccellenza produttiva, ma anche un patrimonio culturale e identitario del territorio pugliese.