AttualitàCaro spesa: gli italiani riducono gli acquisti alimentari a causa dei costi Guarda le VideoricetteSeguici su YouTube Anelli di Zucchine Seguici su YouTube! Anelli di Zucchine Nonostante negli ultimi mesi si sia registrato un progressivo calo dell’inflazione generale, la problematica del caro spesa continua a rappresentare una fonte di preoccupazione significativa per le famiglie italiane. Secondo recenti rilevazioni, circa un italiano su tre manifesta timori riguardo all’incremento costante dei costi dei prodotti alimentari, elemento che ha determinato modifiche sostanziali nelle abitudini di acquisto e nei comportamenti di consumo della popolazione.Dati allarmanti emergono da uno studio approfondito realizzato dal Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc) in collaborazione con Assoutenti, che ha analizzato l’andamento dei consumi dal 2019 al 2024. La ricerca evidenzia come gli italiani abbiano dovuto ridurre la spesa alimentare dell’8,6% in termini reali. Tale contrazione, particolarmente significativa, si è verificata a fronte di una crescita nominale del costo della vita che ha eroso considerevolmente il potere d’acquisto delle famiglie, costringendo numerosi nuclei familiari a implementare strategie di razionalizzazione degli acquisti alimentari.Il fenomeno appare ancora più preoccupante considerando che l’inflazione complessiva ha raggiunto il 16,1% nel periodo analizzato, con i prezzi che sono aumentati con una velocità decisamente superiore rispetto alla crescita dei redditi, determinando una contrazione significativa nei volumi di spesa. Anche durante l’anno corrente, nonostante una lieve crescita nominale dello 0,7% nei consumi, il volume degli acquisti di alimenti ha registrato una flessione dello 0,4%, confermando la persistenza di una tendenza negativa nonostante i segnali di rallentamento dell’inflazione generale.I tagli alla spesa alimentare: quali prodotti vengono sacrificatiL’analisi condotta dal Crc e Assoutenti ha permesso di identificare con precisione quali categorie di prodotti alimentari abbiano subito le riduzioni più consistenti nei consumi. I tagli più drastici riguardano prodotti come oli e grassi, che hanno registrato una contrazione del 36%, seguiti dal pesce con un calo del 22% e dai vegetali con una riduzione del 21,5%. Il rincaro di questi beni essenziali, aggravato dalla crisi energetica e dalle conseguenze del conflitto in Ucraina, ha indotto numerose famiglie italiane a ridimensionare drasticamente il consumo di questi alimenti, indirizzando le proprie scelte verso opzioni più economiche o diminuendo semplicemente le quantità acquistate.Patiscono meno, invece, alcune categorie di prodotti che sembrano resistere meglio alla contrazione generale dei consumi. Cioccolato e dolciumi hanno subito una flessione minima, pari allo 0,4%, mentre la spesa per caffè e tè ha addirittura registrato un incremento del 12,7%, dimostrando come alcune abitudini di consumo rimangano sostanzialmente inalterate e considerate irrinunciabili nonostante le difficoltà economiche generali. Questi dati suggeriscono che il consumatore italiano, pur trovandosi costretto ad operare tagli nella spesa alimentare, tende a preservare alcune categorie di prodotti considerate gratificanti o strettamente legate a consolidate abitudini quotidiane.L’ascesa dei discount e il cambiamento nelle abitudini di spesaLe difficoltà crescenti nel sostenere i costi della spesa quotidiana hanno determinato modifiche significative nelle abitudini di acquisto degli italiani. Un dato particolarmente rilevante emerso dalle analisi di mercato evidenzia come un numero sempre maggiore di consumatori si stia orientando verso i discount, il cui giro d’affari ha registrato un incremento del 40% nel periodo compreso tra il 2019 e il 2024. Questa tendenza rappresenta una risposta concreta alla necessità di ottimizzare il budget familiare destinato agli acquisti alimentari, privilegiando canali distributivi che offrono prezzi mediamente più contenuti rispetto ai supermercati tradizionali.Altroconsumo, importante organizzazione di consumatori, ha pubblicato una classifica delle catene di supermercati, ipermercati e discount dove la spesa risulta meno onerosa. L’indagine, basata sull’analisi di oltre 1,6 milioni di prezzi rilevati in 1.171 punti vendita distribuiti in 67 città italiane, offre indicazioni preziose per i consumatori che cercano di contenere le spese alimentari. La rilevazione, particolarmente significativa in un contesto di elevati tassi di inflazione, ha evidenziato come i supermercati e gli ipermercati abbiano registrato un aumento dei prezzi dell’1%, mentre i discount hanno mostrato un incremento più significativo, pari al 5,2%, pur mantenendo livelli di prezzo complessivamente più vantaggiosi.Un elemento rilevante evidenziato nell’indagine riguarda la strategia adottata dai supermercati e dagli ipermercati tradizionali per contrastare la crescente concorrenza dei discount. Per reagire alla progressiva erosione della clientela, le grandi catene hanno incrementato significativamente il numero di prodotti commercializzati con il proprio marchio, i quali presentano generalmente prezzi inferiori del 10-15% rispetto ai prodotti analoghi di marca. Questo segmento rappresenta ormai circa il 20% delle vendite totali, configurandosi come un elemento strategico per la competitività delle insegne tradizionali.La classifica dei supermercati più costosi d’ItaliaNavigare tra le diverse opzioni disponibili per fare la spesa quotidiana richiede una conoscenza approfondita del panorama distributivo italiano e delle differenze di prezzo che caratterizzano le diverse insegne. Secondo diverse analisi e le recensioni dei consumatori, Eataly si posiziona come il supermercato più costoso d’Italia, distinguendosi per l’ampia selezione di prodotti italiani di alta qualità. Sebbene l’attenzione per la freschezza e l’autenticità dei prodotti offerti sia indubbiamente elevata, i prezzi praticati risultano significativamente superiori rispetto alla media del mercato, tanto che molti consumatori considerano questa catena un vero e proprio punto vendita di lusso, non adatto alla spesa quotidiana.Altre catene che si collocano nelle posizioni meno favorevoli in termini di convenienza includono Famila Superstore, Carrefour, Coop, Tigre e Sigma. Alcuni consumatori hanno segnalato che, a parità di prodotti, queste insegne praticano prezzi mediamente più elevati rispetto ad altre catene della grande distribuzione organizzata. In particolare, Bennet e Carrefour Market figurano nelle ultime posizioni della classifica di convenienza stilata da Altroconsumo, configurandosi quindi tra i supermercati più onerosi per i consumatori italiani.È importante sottolineare come i prezzi possano variare significativamente anche in base alla localizzazione geografica dei punti vendita. I supermercati situati nelle grandi città, come Milano o Roma, tendono ad applicare prezzi più elevati rispetto a quelli ubicati in zone più periferiche, riflettendo le differenze nei costi di gestione e nelle caratteristiche socio-economiche della clientela di riferimento.Il paradosso dell’inflazione calante e del caro spesa persistenteUno degli aspetti più complessi del fenomeno attuale è il divario percepito tra l’andamento generale dell’inflazione, che negli ultimi mesi ha mostrato segnali di rallentamento, e la persistente percezione di caro spesa da parte dei consumatori. Questo apparente paradosso può essere spiegato considerando che l’indice generale dell’inflazione riflette l’andamento dei prezzi di un ampio paniere di beni e servizi, mentre i generi alimentari rappresentano una componente specifica che può seguire dinamiche diverse e particolarmente sensibili per i consumatori, in quanto riguardano acquisti frequenti e necessari.L’incremento dei prezzi dei prodotti alimentari, particolarmente accentuato negli ultimi anni, ha determinato un impatto significativo sul potere d’acquisto delle famiglie, erodendo la capacità di spesa soprattutto per i nuclei a basso e medio reddito. Gli aumenti, in alcuni casi, hanno superato significativamente il tasso di inflazione generale, contribuendo a generare una percezione di costo della vita in costante crescita nonostante il rallentamento degli indicatori macroeconomici dell’inflazione.La situazione attuale evidenzia la necessità per i consumatori di adottare strategie di acquisto sempre più articolate e consapevoli, dalla scelta accurata del punto vendita all’attenzione alle promozioni, fino alla modificazione delle proprie abitudini alimentari. In questo contesto, il ruolo delle organizzazioni dei consumatori e delle indagini comparative risulta fondamentale per orientare le scelte di acquisto e promuovere una maggiore trasparenza nel mercato della distribuzione alimentare.