AttualitàBere dalle lattine fa male? Cosa dice davvero la scienza Guarda le VideoricetteSeguici su YouTube Anelli di Zucchine Seguici su YouTube! Anelli di Zucchine Il consumo di bevande direttamente dalle lattine rappresenta una pratica diffusa e spesso considerata innocua, ma negli ultimi anni la comunità scientifica ha acceso i riflettori su possibili rischi per la salute legati sia alla composizione del contenitore sia alle condizioni igieniche della superficie esterna. L’argomento, oggetto di dibattito tra esperti e istituzioni sanitarie, merita un’analisi approfondita che tenga conto delle evidenze emerse da studi recenti e delle raccomandazioni ufficiali.La prima questione riguarda la presenza di alluminio nelle lattine, materiale ampiamente utilizzato per la produzione di contenitori per bibite e alimenti. Diversi studi scientifici hanno evidenziato come piccole particelle di alluminio possano essere ingerite accidentalmente durante il consumo diretto dalla lattina, con potenziali ripercussioni sulla salute a lungo termine. Una ricerca pubblicata sul Journal of Alzheimer’s Diseases ha sottolineato la correlazione tra l’esposizione all’alluminio e l’insorgenza di patologie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer. Gli scienziati hanno riscontrato la presenza di alluminio nelle stesse aree cerebrali in cui si formano i grovigli proteici tipici delle prime fasi della malattia, suggerendo che questo metallo possa contribuire alla formazione di tali lesioni e al declino della funzione cognitiva. Sebbene ulteriori studi siano necessari per confermare in modo definitivo il ruolo dell’alluminio nello sviluppo delle demenze, il dato che emerge è quello di una potenziale pericolosità legata all’assunzione cronica di piccole quantità di questo elemento, come può avvenire bevendo regolarmente da lattine o consumando alimenti avvolti in fogli di alluminio.Un secondo aspetto riguarda le condizioni igieniche della superficie esterna delle lattine. Il rischio di contaminazione microbiologica, seppur teoricamente possibile, è considerato dagli esperti estremamente basso in condizioni di conservazione e trasporto adeguate. Secondo il parere di specialisti in medicina generale e igiene, i germi non trovano un ambiente favorevole alla proliferazione sulla superficie metallica delle lattine, e la sopravvivenza di batteri e virus all’esterno è generalmente limitata a 24-48 ore. Tuttavia, il rischio può aumentare qualora le lattine vengano conservate in ambienti polverosi, umidi o sporchi, o se maneggiate con mani non pulite prima della vendita. In casi estremi, come la presenza di urine di roditori, si potrebbe verificare la contaminazione da microrganismi patogeni come la leptospira, ma la letteratura scientifica e le statistiche epidemiologiche confermano che episodi di infezione riconducibili a questo tipo di consumo sono rarissimi a livello mondiale.Le autorità sanitarie, tra cui il Ministero della Salute, hanno comunque ribadito l’importanza di alcune precauzioni igieniche. È consigliabile, quando possibile, versare la bevanda in un bicchiere piuttosto che bere direttamente dalla lattina, soprattutto se la superficie appare sporca o danneggiata. In alternativa, si raccomanda di pulire accuratamente la linguetta e la zona di apertura con acqua e, se necessario, con un detergente alimentare, avendo cura di risciacquare bene per evitare residui. Queste misure sono particolarmente indicate quando le lattine sono state conservate in condizioni non ottimali, ad esempio durante campeggi o viaggi, dove l’esposizione a polvere e agenti contaminanti è maggiore. In ambito domestico, è buona norma riporre le lattine in luoghi freschi e asciutti, evitando il contatto con fonti di calore o umidità e controllando periodicamente lo stato delle confezioni.Un ulteriore elemento di discussione riguarda il consumo abituale di bevande in lattina, in particolare quelle light o con dolcificanti artificiali. Studi epidemiologici condotti su ampie popolazioni, come quello pubblicato dalla Stroke dell’American Heart Association, hanno evidenziato un aumento del rischio di ictus, malattie cardiovascolari e mortalità generale tra le donne che consumano due o più lattine di bevande dietetiche al giorno rispetto a chi ne consuma meno di una a settimana. Sebbene la ricerca non stabilisca un nesso causale diretto tra il consumo di bibite light e le patologie osservate, i dati suggeriscono una correlazione che invita alla prudenza, soprattutto in presenza di altri fattori di rischio o di abitudini alimentari non equilibrate. Gli autori dello studio raccomandano di limitare il consumo di queste bevande e di privilegiare l’acqua come principale fonte di idratazione.Per quanto concerne la sicurezza dei materiali impiegati nella produzione delle lattine, la normativa europea prevede l’utilizzo di rivestimenti interni (coating) che impediscono il contatto diretto tra la bevanda e il metallo, riducendo così il rischio di migrazione di sostanze potenzialmente nocive. Tuttavia, la presenza di microabrasioni o difetti nel rivestimento potrebbe favorire il rilascio di tracce di alluminio, soprattutto in presenza di bevande acide o gassate, sebbene le analisi condotte su campioni rappresentativi abbiano generalmente confermato la sicurezza dei prodotti in commercio.In sintesi, bere direttamente dalle lattine non comporta un rischio significativo per la salute nella maggior parte dei casi, a patto che vengano rispettate le basilari norme igieniche e che il consumo sia occasionale. Tuttavia, l’esposizione cronica a piccole quantità di alluminio, così come l’abitudine a consumare elevate quantità di bevande light, possono rappresentare fattori di rischio da non sottovalutare, soprattutto in una prospettiva di lungo termine e in presenza di predisposizioni individuali. La scelta più prudente resta quella di versare la bevanda in un bicchiere, controllare sempre lo stato della confezione e adottare uno stile di vita alimentare equilibrato e vario.