AttualitàAuricchio: “Dazi Raddoppieranno il Prezzo del Gorgonzola Dop negli Usa” Guarda le VideoricetteSeguici su YouTube Anelli di Zucchine Seguici su YouTube! Anelli di Zucchine Il presidente del Consorzio per la Tutela del Formaggio Gorgonzola Dop, Antonio Auricchio, lancia un allarme che attraversa l’intero comparto lattiero-caseario italiano: i nuovi dazi annunciati dall’amministrazione Trump potrebbero raddoppiare il prezzo del Gorgonzola Dop sul mercato americano, compromettendo un settore che vale oltre 3 milioni di euro annui per le esportazioni verso gli Stati Uniti.La portata dell’impatto economico risulta significativa quando si analizzano i numeri dell’export: gli Stati Uniti rappresentano attualmente un mercato di 387 tonnellate di Gorgonzola Dop esportate ogni anno, con un valore superiore ai 3 milioni di euro. Considerando un prezzo medio al chilogrammo di 10 euro, l’introduzione dei dazi al 30% – come annunciato dalla lettera inviata dal presidente americano all’Unione Europea – porterebbe il costo finale per i consumatori statunitensi a circa 20 euro al chilo, praticamente il doppio del prezzo attuale.Il contesto della guerra commerciale si inserisce in una strategia più ampia dell’amministrazione Trump, che ha annunciato l’applicazione di dazi generalizzati del 30% su tutti i prodotti europei a partire dal 1° agosto 2025. Questo livello tariffario si aggiunge al 15% già esistente per alcuni formaggi, tra cui il Gorgonzola Dop, creando un cumulo di imposte che potrebbe risultare insostenibile per il mercato. La situazione per il settore lattiero-caseario appare particolarmente critica, poiché questa percentuale rischia di sommarsi alle tariffe già in vigore, creando un effetto moltiplicatore sui costi finali.Le dichiarazioni di Auricchio riflettono l’amarezza di un settore che si trova di fronte a una sfida senza precedenti: “Sono amareggiato e preoccupato per le scelte dell’attuale amministrazione Usa, un Paese a cui siamo legati da una storica alleanza, ma anche da profondi legami di amicizia e culturali”. Il presidente del Consorzio sottolinea come i connazionali emigrati negli Stati Uniti abbiano contribuito significativamente alla diffusione della cucina italiana e del “saper vivere” italiano, rendendo ancora più dolorosa questa decisione commerciale.La proposta di delocalizzazione rappresenta uno dei punti più controversi della strategia americana. Secondo quanto riferito da Auricchio, l’unica soluzione proposta per evitare i dazi sarebbe quella di trasferire la produzione negli Stati Uniti. Tuttavia, questa opzione risulta incompatibile con la natura stessa dei prodotti a denominazione di origine protetta: “I nostri prodotti agroalimentari Dop e Igp sono, per loro stessa natura, legati ai territori dove nasce la materia prima, quindi non si tratta di delocalizzare, ma di cancellare le nostre produzioni e tradizioni”.Il quadro normativo europeo delle denominazioni protette rappresenta infatti un pilastro fondamentale della qualità agroalimentare italiana. La produzione del Gorgonzola Dop è strettamente connessa al territorio di origine e alle materie prime locali, rendendo impossibile qualsiasi forma di delocalizzazione senza perdere le certificazioni europee e l’identità stessa del prodotto. Questo aspetto evidenzia come la richiesta americana vada oltre la semplice questione commerciale, toccando l’identità culturale e produttiva del settore agroalimentare italiano.La situazione dei negoziati tra Unione Europea e Stati Uniti si presenta complessa e in continua evoluzione. Il commissario europeo per il Commercio, Maros Sefcovic, si è recato nuovamente a Washington per intensificare le trattative, nella speranza di raggiungere un accordo che possa evitare l’applicazione dei dazi più pesanti. L’Unione Europea aveva inizialmente puntato a ottenere tariffe generalizzate del 10%, ma la lettera di Trump ha innalzato drammaticamente le aspettative, portando il livello al 30%.L’appello per un’azione unitaria rappresenta il punto centrale della strategia proposta dal presidente del Consorzio Gorgonzola Dop. Auricchio sottolinea la necessità fondamentale che le istituzioni italiane ed europee sostengano “convintamente e con tutta la forza possibile, una trattativa unitaria da parte dell’Unione Europea”. Solo attraverso un fronte compatto, secondo questa visione, sarà possibile “avere la forza di contrastare il colosso americano e la politica aggressiva dell’attuale amministrazione Trump”.Le ripercussioni sul settore lattiero-caseario si estendono ben oltre il Gorgonzola Dop, coinvolgendo l’intero comparto delle eccellenze italiane. Altri formaggi Dop, come il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano, si trovano nella stessa situazione di vulnerabilità, con stime che parlano di danni economici compresi tra i 75 e gli 80 milioni di euro all’anno per il solo Grana Padano. Questo scenario prefigura una crisi sistemica per il settore caseario italiano, che potrebbe vedere compromessa la propria competitività sui mercati internazionali.La reazione dell’Unione Europea ha previsto la preparazione di contro-dazi per un valore complessivo di 72 miliardi di euro, che potrebbero entrare in vigore in caso di mancato accordo. Questa lista include prodotti simbolo dell’export americano, come il bourbon del Kentucky, carni bovine e suine, SUV e componenti aeronautici legati a Boeing. L’escalation potrebbe portare a una vera e propria guerra commerciale, con conseguenze devastanti per entrambe le economie.Il tempo stringe per trovare una soluzione negoziata. Con la scadenza del 1° agosto 2025 che si avvicina rapidamente, le trattative si intensificano mentre le aziende italiane del settore lattiero-caseario si preparano a fronteggiare uno scenario che potrebbe compromettere decenni di lavoro per la costruzione di una presenza solida sul mercato americano. La sfida non riguarda solo i numeri economici, ma tocca l’identità stessa del Made in Italy e la sua capacità di resistere alle pressioni di un mondo commerciale sempre più polarizzato.Le conseguenze per i consumatori americani rappresentano un aspetto spesso trascurato ma fondamentale della questione. L’aumento dei prezzi non colpirà solo i produttori italiani, ma si rifletterà direttamente sui consumatori statunitensi, che potrebbero trovarsi costretti a rinunciare a prodotti di qualità o a pagare prezzi significativamente più elevati. Questo scenario potrebbe favorire i produttori americani di formaggi, come quelli del Wisconsin, che beneficerebbero di un vantaggio competitivo artificiale creato dalle barriere tariffarie.