Vai al contenuto

Anguria, Cocomero o Melone? Qual è il Nome Giusto?

Seguici su YouTube!
Anelli di Zucchine

La controversia linguistica che ogni estate divide l’Italia riguarda uno dei frutti più amati della stagione calda: il Citrullus lanatus, noto scientificamente e universalmente come appartenente alla famiglia delle Cucurbitacee. La denominazione di questo frutto dalla polpa rossa e succosa genera dibattiti che attraversano l’intera penisola, coinvolgendo questioni etimologiche, storiche e regionali che affondano le radici nella millenaria tradizione linguistica italiana.

La terminologia botanica ufficiale identifica la specie come Citrullus lanatus, classificazione che ha sostituito la precedente denominazione Cucumis citrullus utilizzata da Linneo e mantenuta per secoli nella letteratura scientifica. Questa modifica nomenclaturale riflette l’evoluzione della tassonomia botanica moderna, che ha riconosciuto al genere Citrullus una dignità autonoma all’interno della famiglia delle Cucurbitacee, distinguendolo chiaramente dal genere Cucumis, al quale appartengono invece i cetrioli e i meloni propriamente detti.

Il termine cocomero rappresenta la forma linguisticamente più corretta secondo i dizionari della lingua italiana e l’Accademia della Crusca, derivando direttamente dal latino classico cucumis, vocabolo che originariamente indicava genericamente i cetrioli. L’utilizzo di questo termine trova particolare diffusione nell’Italia centrale, dalle Marche al Lazio, dove costituisce la forma dominante nel lessico comune. La derivazione latina conferisce al termine una dignità linguistica che lo rende preferibile dal punto di vista purista, rispecchiando fedelmente l’antica nomenclatura scientifica Cucumis citrullus utilizzata dai botanici fino alla moderna riclassificazione.

La denominazione anguria presenta invece origini più complesse e affascinanti, derivando dal greco tardo angóurion, termine che indicava propriamente il cetriolo selvatico. L’ingresso di questa parola nel lessico italiano risale all’epoca bizantina, intorno al VI secolo dopo Cristo, quando l’influenza dell’Impero Romano d’Oriente si estendeva attraverso l’Esarcato di Ravenna fino alle regioni settentrionali della penisola. Il medico Aezio del VI secolo utilizzava il termine aggourion per riferirsi specificamente al frutto del cocomero, contribuendo alla diffusione di questa denominazione nelle aree sottoposte al controllo bizantino.

La distribuzione geografica dei termini riflette chiaramente le vicende storiche e culturali della penisola italiana. Anguria prevale nettamente nelle regioni settentrionali, dalla Lombardia al Veneto, fino al Friuli Venezia Giulia, estendendosi anche alla Sardegna, dove assume la forma dialettale síndria di derivazione catalana. Questa diffusione settentrionale dell’origine greca testimonia l’antica influenza bizantina sulle vie commerciali e culturali che collegavano il Nord Italia all’Oriente mediterraneo.

Nell’Italia meridionale emerge una terza denominazione di particolare interesse linguistico: melone d’acqua o mellone d’acqua, locuzione che trae origine dal francese melon d’eau e che riflette l’influenza delle dominazioni francesi nel Meridione. Questa denominazione serve principalmente a distinguere il frutto estivo dal melone di pane o melone cantalupo, creando una classificazione popolare basata sulle caratteristiche organolettiche e sulla consistenza della polpa. La necessità di questa distinzione lessicale sottolinea come il parlante meridionale abbia storicamente percepito una parentela botanica tra i due frutti, entrambi appartenenti effettivamente alla famiglia delle Cucurbitacee.

Le varianti dialettali regionali arricchiscono ulteriormente il panorama terminologico italiano. In Liguria e in alcune zone della Lombardia si utilizza il termine pateca, derivato dal francese pastèque attraverso il portoghese pateca, che a sua volta risale all’arabo battikha. In Toscana si registra l’uso del termine popone per indicare il cocomero, creando una curiosa inversione semantica rispetto all’uso standard, dove popone designa tradizionalmente il melone. In Calabria emerge la pittoresca denominazione dialettale zi pàrrucu, letteralmente “zio parroco”, metafora che evoca il colorito rubicondo del frutto maturo.

La confusione terminologica si complica ulteriormente considerando gli usi dialettali del termine cocomero in alcune regioni settentrionali, dove designa paradossalmente il cetriolo anziché l’anguria. In Lombardia e in varie zone del Piemonte, il cocùmer dialettale indica infatti il cetriolo che si conserva sottaceto, creando un’ulteriore ambiguità semantica che testimonia la complessità dell’evoluzione linguistica regionale. Analogamente, in alcune aree del Meridione i cetrioli rotondi vengono chiamati cocumarelle, confermando la percezione popolare di una parentela tra questi ortaggi cucurbitacei.

Dal punto di vista della correttezza linguistica, tutti e tre i termini principali possiedono piena legittimità nell’italiano contemporaneo. L’Accademia della Crusca riconosce cocomero come la forma più appropriata dal punto di vista etimologico e scientifico, mentre anguria viene accettata come variante regionale settentrionale con dignità linguistica pari, considerando le sue nobili origini greche e la sua antica presenza nel lessico italiano. Il termine melone d’acqua risulta ugualmente accettabile quando utilizzato nella sua forma completa, specificando chiaramente la distinzione dal melone tradizionale.

In Italia ci sono diverse parole per indicare lo stesso frutto, cioè il Citrullus lanatus (watermelon in inglese):

  • Anguria → termine più diffuso al Nord Italia, soprattutto in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
  • Cocomero → usato soprattutto nel Centro Italia, in particolare a Roma e nel Lazio.
  • Melone d’acqua (o semplicemente “melone” in certi contesti meridionali) → si trova in alcune zone del Sud Italia e in Sicilia.

Importante: in italiano standard, melone indica un frutto diverso (Cucumis melo, quello arancione o verde, tipo cantalupo o galia). Però nel parlato regionale meridionale, “melone” può riferirsi anche all’anguria/cocomero, quindi può generare confusione.