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Alla scoperta della bica, il delizioso espresso portoghese e le sue differenze con l’espresso italiano

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Anelli di Zucchine

La cultura del caffè in Portogallo rappresenta una tradizione secolare che affonda le proprie radici nella storia coloniale del paese e si manifesta attraverso un rituale quotidiano tanto radicato quanto quello italiano. Al centro di questa tradizione si colloca la bica, l’equivalente lusitano dell’espresso che caratterizza le giornate dei portoghesi con la stessa intensità con cui il caffè scandisce la vita degli italiani.

La denominazione stessa di questo caffè varia geograficamente all’interno del territorio portoghese, riflettendo le peculiarità regionali che caratterizzano il paese. A Lisbona si ordina una bica, mentre a Porto la stessa bevanda prende il nome di cimbalino, un riferimento diretto alle macchine da caffè La Cimbali che furono le prime ad apparire nei locali della città settentrionale a metà del XX secolo.

Origini storiche e leggenda della denominazione

La storia della bica si intreccia indissolubilmente con quella del celebre Café A Brasileira, inaugurato il 19 novembre 1905 nel prestigioso quartiere del Chiado a Lisbona da Adriano Soares Telles do Vale. Questo locale, divenuto nel tempo punto di riferimento per scrittori e artisti del calibro di Fernando Pessoa, rappresenta il luogo dove nacque ufficialmente la tradizione della bica portoghese.

L’etimologia del termine bica è avvolta in una leggenda affascinante quanto dibattuta. Secondo la versione più diffusa, la parola deriverebbe dall’acronimo di “Beba Isto Com Açúcar” (“bevi questo con zucchero”), slogan che Adriano Telles avrebbe utilizzato per incoraggiare i clienti a consumare il caffè espresso, inizialmente percepito come troppo amaro rispetto alle abitudini dell’epoca. Tuttavia, questa spiegazione è considerata una leggenda urbana, poiché l’origine del termine risulta più semplice e legata al modo in cui il caffè fuoriesce dalla macchina espresso, analogamente a una sorgente d’acqua che in portoghese può essere chiamata anch’essa “bica”.

Durante i primi tre anni di attività, Telles offriva gratuitamente il caffè ai propri clienti per promuovere il prodotto brasiliano di Minas Gerais, all’epoca poco apprezzato nelle case lisbonesi. Solo nel 1908 il negozio si trasformò definitivamente in caffetteria, diventando rapidamente un centro di aggregazione per l’intellighenzia portoghese.

Caratteristiche distintive della bica

La bica si distingue dall’espresso italiano per diverse caratteristiche organolettiche e di preparazione che la rendono unica nel panorama caffeario europeo. La bevanda risulta leggermente più lunga rispetto all’espresso italiano, con un gusto più morbido e bilanciato che deriva principalmente da una tostatura diversa dei chicchi.

La differenza fondamentale risiede nel processo di tostatura: mentre l’espresso italiano si caratterizza per una tostatura scura che conferisce intensità e amarezza alla bevanda, la tostatura portoghese risulta leggermente più chiara, producendo un caffè dal sapore più rotondo e meno aggressivo. Questa peculiarità tecnica si riflette anche nella crema, che nella bica appare più sottile rispetto a quella dell’espresso italiano.

Il servizio della bica segue rituali precisi che testimoniano l’importanza culturale della bevanda. Viene servita in tazzina bollente, con zucchero a parte che molti mescolano per abitudine, accompagnata da un bicchierino d’acqua nei caffè più attenti alla tradizione. La tazzina viene riempita fino all’orlo, caratteristica che la distingue dall’espresso italiano dove il riempimento è più moderato.

Differenze tecniche con l’espresso italiano

L’espresso italiano segue parametri di preparazione estremamente rigidi che ne definiscono l’identità tecnica. La preparazione prevede una temperatura dell’acqua compresa tra 85 e 95°C, una pressione della pompa centrifuga di 9 atmosfere, una dose di caffè nel filtro di 7 grammi e un tempo di infusione di circa 25-35 secondi. Questi standard garantiscono una bevanda concentrata e dalla crema persistente.

La bica, pur utilizzando la stessa metodologia di estrazione per percolazione ad alta pressione, si differenzia per l’estrazione prolungata che produce un volume maggiore di bevanda, avvicinandosi concettualmente al lungo italiano. La tostatura più leggera dei chicchi portoghesi comporta una minore caramellizzazione degli zuccheri e una ridotta carbonizzazione della cellulosa, risultando in un profilo aromatico meno intenso ma più equilibrato.

Il ruolo sociale e culturale del caffè portoghese

La bica rappresenta molto più di una semplice bevanda: costituisce un elemento fondamentale della socialità portoghese, scandendo i ritmi della giornata con la stessa naturalezza dell’espresso in Italia. A Lisbona si consuma praticamente a tutte le ore: al mattino al volo in piedi al bancone, dopo pranzo come digestivo, nel pomeriggio accompagnata dal tradizionale pastel de nata.

L’associazione tra bica e pastel de nata rappresenta uno dei binomi gastronomici più caratteristici della cultura portoghese. Questi piccoli dolci a base di crema e pasta sfoglia, nati nel Monastero dos Jerónimos di Belém, vengono tradizionalmente consumati spolverati di cannella insieme alla bica, creando un equilibrio perfetto tra l’amarezza del caffè e la dolcezza della crema.

La tradizione del caffè in Portogallo ha radici coloniali profonde, legate alla coltivazione brasiliana promossa dal re João V. Le prime caffetterie furono ispirate dai circoli francesi e divennero luoghi privilegiati di socializzazione per artisti, politici e scrittori. Figure emblematiche come Fernando Pessoa, Jorge Barradas e Almada Negreiros sono indissolubilmente legate ai caffè storici come A Brasileira a Lisbona e Café Majestic a Porto.

Varianti e tipologie del caffè portoghese

Il panorama del caffè portoghese si articola in numerose varianti che riflettono gusti e preferenze diversificate. Oltre alla bica classica, esistono il café curto o “italiana” (espresso corto riempito per circa metà tazza), il café cheio (espresso riempito fino in fondo), e il café duplo (espresso doppio).

Per chi preferisce bevande più delicate, la tradizione portoghese offre il garoto (espresso corto con latte), il pingado (espresso con una goccia di latte), e la carioca (caffè più debole preparato con fondi già utilizzati). Per i palati che amano le bevande lattee, esistono la meia de leite (metà espresso e metà latte cotto a vapore) e il galão (simile al caffelatte italiano ma servito in bicchiere alto).

L’eredità delle macchine La Cimbali

L’influenza delle macchine da caffè italiane sulla tradizione portoghese trova la sua massima espressione nella diffusione delle macchine La Cimbali, che hanno dato il nome al caffè consumato a Porto. L’azienda lombarda, fondata nel 1930 e oggi leader mondiale nella produzione di macchine tradizionali con una quota di mercato del 25%, ha stabilito una presenza significativa in Portogallo attraverso la sua rete di distribuzione.

La denominazione cimbalino testimonia l’impatto culturale che queste macchine hanno avuto sulla tradizione caffettiera del nord del Portogallo, dove il termine è ancora ampiamente utilizzato per indicare l’espresso. Questa influenza tecnica italiana ha contribuito a plasmare il carattere distintivo del caffè portoghese, creando un ponte culturale tra le due tradizioni mediterranee.

La bica rappresenta quindi un esempio paradigmatico di come le tradizioni culinarie si evolvano attraverso contaminazioni culturali e tecnologiche, mantenendo al contempo la propria identità distintiva. Nella sua semplicità, questo piccolo caffè racchiude secoli di storia coloniale, influenze tecniche italiane e rituali sociali che continuano a caratterizzare la vita quotidiana portoghese, dimostrando come una bevanda possa diventare simbolo di un’intera cultura nazionale.