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10 centesimi per il taglio di una brioche: la pasticceria di Treviso fa esplodere la polemica

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Anelli di Zucchine

Un episodio apparentemente banale ha scatenato un’ondata di polemiche sui social network trasformando una tranquilla colazione in un caso mediatico nazionale. Alla Audrey Patisserie di Oderzo, in provincia di Treviso, una cliente è rimasta sorpresa nello scoprire che per aver richiesto il taglio di una brioche a metà le erano stati addebitati 10 centesimi in più sullo scontrino. L’episodio ha rapidamente assunto proporzioni virali, dividendo l’opinione pubblica tra chi difende il diritto dell’esercente a far pagare servizi aggiuntivi e chi considera inaccettabile il principio stesso del sovrapprezzo.

La vicenda ha avuto inizio quando due clienti, madre e figlia, si sono recate presso la pasticceria artigianale situata in piazza Grande a Oderzo per una colazione. Dopo aver ordinato due caffè e una brioche da dividere, al momento del pagamento hanno scoperto l’addebito extra di 10 centesimi per il taglio del cornetto. La reazione della cliente è stata immediata: “Non è tanto il costo, quanto il concetto” ha dichiarato, definendo il sovrapprezzo come qualcosa di “mai visto” in nessun altro bar o pasticceria.

Dopo aver condiviso l’esperienza sui social network, la storia ha rapidamente fatto il giro della rete scatenando reazioni contrastanti. La pasticceria è stata sommersa da recensioni negative su Google, con la valutazione che è precipitata da 4,5 a 3,5 stelle in pochi giorni. I commenti ricevuti sono stati particolarmente duri, con utenti che hanno definito i titolari “vermi”, “strozzini” e “parassiti”, arrivando persino a invocare il boicottaggio dell’attività con slogan come “facciamoli chiudere”.

Il titolare della pasticceria, Massimiliano Viotto, ha difeso con determinazione la propria scelta commerciale spiegando le ragioni che hanno portato all’introduzione del sovrapprezzo. Il giovane imprenditore, che ha aperto il locale nel gennaio 2024 insieme alla madre Audrey da cui la pasticceria prende il nome, ha chiarito che la maggiorazione è stata introdotta a metà luglio e rappresenta una “scelta consapevole per garantire standard di qualità elevati”.

Secondo le spiegazioni fornite dal titolare, il taglio delle brioche comporta un servizio aggiuntivo che richiede l’utilizzo di piattini extra, tovaglioli aggiuntivi e la necessità di farcire entrambi i lati della brioche tagliata. “In una giornata possiamo arrivare a tagliare anche 50 brioche” ha spiegato Viotto, sottolineando come questa richiesta sia diventata sempre più frequente e comporti un’organizzazione del lavoro più complessa.

Il sovrapprezzo, ha precisato il titolare, viene applicato esclusivamente per le brioche e non per altri prodotti come le torte o le pizze del locale adiacente “Arbor”, gestito dallo stesso proprietario. La maggiorazione è inoltre correttamente segnalata alla cassa come previsto dalla normativa vigente, anche se il nuovo menù con l’indicazione del costo aggiuntivo è ancora in fase di stampa.

Dal punto di vista legale, l’applicazione di sovrapprezzi per servizi aggiuntivi nei locali di somministrazione è perfettamente legittima purché vengano rispettate le regole di trasparenza. La normativa italiana prevede che tutti i prezzi praticati debbano essere esposti in modo chiaro e visibile, permettendo al consumatore di effettuare scelte consapevoli. Nel caso specifico, il titolare ha assicurato che il sovrapprezzo viene comunicato al momento dell’ordine, rispettando così gli obblighi di legge.

La questione si inserisce in un più ampio dibattito sui costi aggiuntivi applicati nei pubblici esercizi, una pratica che spesso genera malcontento tra i consumatori. Situazioni analoghe si verificano con il “diritto di tappo” per le bottiglie portate dall’esterno, il taglio delle torte di compleanno o i supplementi per il servizio al tavolo. In tutti questi casi, la legalità dell’addebito dipende dalla preventiva comunicazione al cliente.

La polemica ha avuto ripercussioni che vanno oltre il semplice aspetto commerciale, toccando temi più profondi legati alla cultura del servizio e alle aspettative dei consumatori italiani. Per molti clienti, infatti, il taglio di una brioche rappresenta un gesto di cortesia che dovrebbe essere incluso nel prezzo del prodotto, analogamente a quanto avviene in molti altri bar della penisola.

Massimiliano Viotto ha espresso preoccupazione per l’amplificazione mediatica della vicenda, definendola un “meccanismo pericoloso” che rischia di compromettere il lavoro di piccole realtà artigianali. “Un episodio simile potrebbe danneggiare seriamente realtà meno solide della nostra” ha dichiarato il titolare, sottolineando come la viralità dei social network possa trasformare questioni minori in crisi reputazionali devastanti.

Nonostante le critiche ricevute online, la pasticceria sembra aver mantenuto la propria clientela abituale. Il titolare ha infatti precisato che “il fatturato non è diminuito” e che i clienti storici hanno dimostrato solidarietà e sostegno all’attività. Alcuni habitué del locale hanno minimizzato la polemica, definendola una questione che “fa sorridere” e ribadendo la propria fiducia nella qualità dei prodotti offerti.

La vicenda della pasticceria di Oderzo ha anche evidenziato il ruolo sempre più influente delle recensioni online nella reputazione dei pubblici esercizi. Il bombardamento di valutazioni negative da parte di utenti che non hanno mai frequentato il locale dimostra come i social network possano diventare un’arma a doppio taglio per le piccole imprese. La situazione ha sollevato interrogativi sulla velatività dei sistemi di recensioni e sulla necessità di tutelare gli esercenti da campagne diffamatorie orchestrate online.

Il caso ha inoltre messo in luce le diverse normative regionali che regolamentano i sovrapprezzi nei pubblici esercizi. Mentre alcune regioni come il Lazio hanno vietato specifici addebiti come il coperto, altre mantengono maggiore libertà per gli esercenti purché vengano rispettati i principi di trasparenza. Questa frammentazione normativa contribuisce a creare confusione sia tra i consumatori che tra gli operatori del settore.

La pasticceria Audrey rappresenta un esempio di artigianalità locale che cerca di distinguersi attraverso la qualità dei propri prodotti. Il laboratorio interno sforna quotidianamente brioche fresche e altri prodotti da forno, seguendo un approccio che privilegia la lavorazione artigianale rispetto alla produzione industriale. Questa filosofia aziendale giustifica, secondo il titolare, la necessità di valorizzare anche i servizi accessori attraverso una tariffazione trasparente.

La polemica sui 10 centesimi per il taglio della brioche solleva questioni più ampie sul valore percepito dei servizi nei piccoli esercizi commerciali. In un’epoca di crescente competizione e pressione sui margini di profitto, molti imprenditori si trovano costretti a monetizzare anche servizi precedentemente considerati gratuiti. Questa tendenza genera inevitabilmente tensioni con una clientela abituata a determinati standard di cortesia commerciale.

Il titolare della pasticceria ha voluto concludere la propria difesa con una punta di ironia, facendo notare che “il caffè al banco costa 10 centesimi in meno” rispetto al servizio al tavolo, chiedendosi provocatoriamente se anche di questo verrà fatto un articolo. Questa osservazione evidenzia come pratiche commerciali consolidate vengano accettate senza discussioni, mentre innovazioni percepite come sgradite scatenino immediate reazioni negative.

La vicenda di Oderzo dimostra come nell’era dei social network ogni gesto commerciale possa diventare oggetto di scrutinio pubblico e potenziale fonte di controversie. Per gli esercenti, la sfida consiste nel trovare un equilibrio tra la necessità di mantenersi competitivi economicamente e quella di preservare la soddisfazione della clientela. La trasparenza comunicativa e la capacità di spiegare le proprie scelte commerciali diventano elementi cruciali per evitare fraintendimenti e reazioni negative.

In definitiva, i 10 centesimi per il taglio di una brioche rappresentano molto più di una semplice questione tariffaria: incarnano il conflitto tra le esigenze imprenditoriali di valorizzare ogni servizio offerto e le aspettative tradizionali dei consumatori italiani abituati a un certo livello di cortesia commerciale inclusa nel prezzo base. La soluzione di tale tensione richiede dialogo, comprensione reciproca e soprattutto una comunicazione chiara e preventiva delle politiche commerciali adottate.